G6 ■»©>- ne risentivano, attribuiti anche al troppo favore accordalo alle monete di fuori, ma in principal modo provenienti dalle generali proporzioni fra i metalli, che erano ormai su ben diverso piede calcolate dagli altri Stati. Il bisogno di siffatte regolazioni, anche negli ultimi anni, avea consigliala la formazione di un’ apposita estraor-dinaria magistratura che vi provvedesse, e clic, si sciolse poi nel 1794 senza alcun buon effetto; male valutandosene da alcuni l’importanza, e da altri singolarmente troppo ferme tenendosi le vecchie determinazioni. Altro grave disordine a questo collegato da qui accennarsi era lo svantaggio grandissimo e sempre maggiore che si provava nelle provvisioni dell’ oro e dell’ argento alla pubblica zecca, e dell’ oro principalmente, per la necessaria fornitura degli zecchini effettivi, calcolandosi che, in tempo dell’ultima guerra coi Barbareschi, ne occorressero annualmente per la somma di 260,000; e questo oggetto altresi erasi avuto in vista, sebbene con poca fortuna, nel 1755, colla istituzione del tallero per la Dalmazia, che speravasi divenisse oggetto di speculazioni ai negozianti pel commercio della Turchia. Tal nuova moneta, che fu la prima propriamente coniata a torchio dalla zecca veneziana, a rigore va distinta dalle altre, essendosi fatta per la Dalmazia e per le provincie d' oltremare, con esclusione di corso nella dominante e nella terraferma, e perciò porge occasione di qui ragionarne specificatamente insieme colle molle altre che vi sono più antiche di tal genere. Qui sul fine è da menzionare il progettato stampo nel 1757, sotto il doge Alvise Pisani, del quarto e dell’ ottavo di ducato d’argento, che cosi avrebbe realizzata la effettiva lira d’ argento e sua metà, delle quali due monete sussistono tuttavia i conii nella pubblica zecca col nome di quel doge ; prova evidente che mai non furono sanzionate dal pubblico, sapendosi come alla mancanza di ciascun doge dovevansi in faccia alla signoria tosto spezzarsi lutti gli stampi coi nomi rispettivi, per cui non restarono se non quelli dell’ultimo do"e Lodovico Manin. c5