DALL’IMPERO ROMANO AL 1815 prese forma aperta nello scisma degli iconoclasti, scoppiato sotto l’impero di Leone Isaurico (717) e chiusosi col concilio di Nicea (787), il quale, se tolse di mezzo le rivolte religiose, non rimosse le cause insanabili del dissidio fra le due autorità ecclesiastiche, ormai costituite come potenze antagoniste per sedi, capi, gregari e ambizioni di dominio sul maggior numero possibile di fedeli. Nella decadenza generale dell’impero vien fatto di chiedersi, che cosa avrebbe potuto seguire se il re bulgaro Simeone, o l’altro re bulgaro Caloiano, od il serbo Du-scian avessero conquistato Costantinopoli. Ma se riflettiamo come questi regni fossero giunti a lor potenza essenzialmente per la trascuratezza greca e l’indifferenza dei confinanti, tutti persuasi della intangibilità della suprema potestà imperiale; e come fossero in realtà fragili, fondati più sul potere di un uomo che su una ben costituita sovranità, ne dobbiamo indurre che, ove uno di detti monarchi fosse riuscito a mettere sede in Bisanzio, tutto il mondo europeo sarebbe insorto quale pretendente a un trono che l’imperatore d’Oriente, il titolare di un tale diritto romano, avesse dovuto per forza lasciare vacante. L’aspra lotta che ne sarebbe seguita sarebbe tornata per intero a vantaggio del turco, il solo potente che, in quel periodo storico, portasse nella lotta per il dominio balcanico il dinamismo di masse disciplinate e sicuramente fedeli. La anticipata rovina dell’impero greco avrebbe probabilmente accelerato la definitiva caduta di Costantinopoli, cui il turco si rivolse con risoluta volontà di conquista soltanto dopo averla isolata dal continente ed aver domate completamente tutte le energie della Penisola che avrebbero potuto concorrere alla sua difesa- Ciò dimostra quanto 35