VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI azioni perturbatrici dei greci al sud e dei serbi al nord, soffianti fra i sempre agitati partiti albanesi, l’Italia non seppe intervenire con l’autorità e le forze necesarie ad imporsi agli aperti e ai coperti avversari, e mantenere la parola data all’Albania. Per di più, fatto ancor più grave, il governo italiano, per rendere gli jugoslavi più arrendevoli nella questione di Fiume, si prestò a cercare accomodamenti che dovevano assegnare territori albanesi alla Jugoslavia ed alla Grecia. Furono gli alleati stessi dell’Italia, allora in urto con essa per la questione fiumana, a denunciare tali tentativi, accusando apertamente l’Italia di mercanteggiare le terre albanesi. Essi indicarono anche i termini delle nostre proposte di spartizione albanese, con le cessioni di Scutari, Santi Quaranta, Argirocastro e Co-ritza. Naturalmente l’indignazione albanese fu grande; anche i nostri più fidati amici si rivoltarono contro noi per il progettato smembramento. Ne venne una sollevazione generale che distrusse selvaggiamente i nostri presidi (5 giugno 1920) e costrinse a difesa le nostre truppe entro la piazza di Valona. Il governo italiano, paralizzato allora dalle agitazioni interne, non volle o non potè mandarvi rinforzi, sì che, dopo una valorosa resistenza delle truppe rimaste colà isolate, dovette accettare patti che includevano lo sgombro immediato di tutti i territori albanesi, Valona compresa. Restò all’Italia, come possesso definitivo, l’isolotto di Saseno (protocollo di Tirana del 2 aprile 1921). Soltanto la Rivoluzione fascista e il Governo di Mussolini dovevano poi riparare la grave mortificazione subita e ridare prestigio al nome italiano in Albania. Nel novembre del 1921 la conferenza degli ambascia- 238