DAL 1903 AL 1912 All’inizio del 1906 Serbia e Bulgaria mostrarono di voler concludere un accordo doganale, del quale erano state gettate le basi nella precedente estate. La pubblicazione dell’accordo suscitò le recriminazioni dell’Austria, la quale impose alla Serbia di sospenderlo finché non ne avesse concluso con essa uno speciale: le preferenze commerciali serbe dovevano essere in primo luogo riservate all’Austria. Ma non si può lungamente camminare a ritroso nella storia. La vittoria dell’Austria fu apparente: gli accordi serbo-bulgari furono segretamente firmati ed acquistarono dal divieto austriaco un più grande valore morale. A spiegare l’intervento austriaco giova notare come le forme dell’accordo fra Serbia e Bulgaria rivelassero, sotto l’apparenza economica, un reale valore politico: era detto fra l’altro che il trattato stesso avrebbe dovuto estendersi « a tutti paesi appartenenti ai due Stati o che apparterranno loro ». Queste parole includevano una supposizione di future conquiste, in aperto contrasto col principio dello statu quo, affermato e ribadito dalle grandi potenze; senza contare che non tenevano più nessun conto della sovranità turca sul principato bulgaro, ancora nominalmente esistente. La Serbia si rifiutò di subire l’imposizione austriaca, si che ne venne una guerra doganale. L’Austria chiuse le sue frontiere al commercio serbo e specialmente al bestiame, la cui esportazione costituiva una delle principali risorse del paese. L’energico contegno dell’Austria ed il grave danno materiale prodotto alla Serbia costrinsero questa a cedere alle pressioni diplomatiche. Ma quel- 1 aspra lotta rinsaldò i vincoli fra i popoli slavi; nei par- 8 1J3