<&> 356 •£>■ milanese, che un po’ più tardi, aperta qui scuola, vi ebbe, fra gli altri allievi, il celebre Ricci; eravi Francesco Rosa, scolare del Cortona, e Francesco Ruschi o Rusca, romano, seguace del Caravaggio, e l’altro romano Girolamo Pellegrini, frescante, autor di grandi composizioni, non iscelte, non varie, nè di spiritoso colore: v’ era Sebastiano Mazzoni, fiorentino, naturalista ancor egli, ma non privo di qualche dote pittorica : v’ era Nicolò Renieri, mabuseo, che in Roma, sotto il Manfredi caravaggesco, formò un gusto che tiene della prima sua instituzione fiamminga e della italiana. Ebbe quattro figlie, che tutte educò all’arte, e due maritò col Vecchia e con Daniele Vandych, pittore francese, che pur lavorò in Venezia, e v’ era finalmente il fiorentino Matteo de’ Pitocchi, cosi chiamato dal costume di rappresentar mendici ne’ suoi quadri, dei quali assai ne esistono per le gallerie. Da questi, per la maggior parte ignobili artisti, provennero molti alunni e seguaci di quello stile che guastò la veneta pittura in questo secolo. — Per lasciarne assai nell’obblio, nomineremo Antonio Beverense, che, alla scuola della Nunziata, dipinse lo Sposalizio di Maria, e che, seguendo i Bolognesi, ha disegno preciso, forme buone, chiaroscuro non annebbiato, in una parola, stile degno che di lui si faccia memoria. — Poi vengono Francesco Rosa, scolare del Cortona, e Gio. Battista Lorcnzetti di fare grandioso e pronto, e di buona macchia, il quale lasciò, ne’ freschi di Santa Anastasia in Verona sua patria e nel palazzo ducale, di che poter giudicare intorno al merito suo. — Ai ricordati deonsi aggiungere Ottaviano Angarano, patrizio veneto, che pose a S. Daniele una Natività, ora perduta, nella quale seguì lo stile di moda, e Stefano Paoluzzi, non ignobile artista, sebbene i di lui dipinti sieno deteriorati, a cagione delle opache imprimiture. — E qui è bene non altro soffermarsi nella citazione di nomi e di opere che fan torto alla veneta scuola, tanto più quanto che, pur troppo, anche nel secolo susseguente passò nella generalità degli artisti un certo stile sdolcinato, fiacco e di maniera che avvilì la pittura, e mise forte ostacolo a que’ pochi che, tenendosi agli esempi additati dai prischi maestri, cercavano di tener 1’ arte in onore.