VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI chiara parola in merito a Costantinopoli e si limitò sempre a promesse di isole o di terre anatoliche, insufficienti alle aspirazioni deH’ellenismo. Soltanto Venizelos in Grecia aveva veduto come, malgrado le promesse dell’Intesa, la Russia sarebbe ben difficilmente giunta al Mediterraneo, e come la prima necessità della guerra fosse per la Grecia come per tutti quella di vincere gli imperi centrali. Ma all’Intesa la neutralità della Grecia apparve, quale era, una maschera destinata a dissimulare una subdola condotta sostanzialmente ostile. Gli elementi germanofili dominanti svolgevano infatti un’azione assai pericolosa, dando ricetto nelle frastagliatissime coste della penisola e delle isole greche alle siluranti nemiche, fornendo così alla Germania le basi per la guerra sottomarina nel Mediterraneo. Abbiamo veduto come l’Intesa, con l’Inghilterra alla testa, avesse dovuto prendere fin dall’inverno 1915-16 misure coercitive che le dessero un minimo di sicurezza marittima per le operazioni divenute necessarie in Macedonia, ed imporre con un blocco commerciale alla Grecia la cessione del porto di Salonicco; con che l’Intesa assunse naturalmente un compito di protezione della Grecia stessa di fronte agli eventuali avversari balcanici. La necessità di raccogliere a Corfù l’esercito serbo in ritirata, indusse gli Alleati a sbarcare truppe in quell’isola: furono fra queste reparti di carabinieri italiani. Ciò parve produrre grande irritazione in Grecia; la camera di Atene se ne fece interprete lanciando contro l’Italia parole oltraggiose, dopo di che (18 marzo 1916) votò una arbitraria annessione dell’ Alto Epiro : la regione precisamente contestatale dall’ Italia. In risposta l’Intesa prese contromisure a carico della Grecia, richiese 191