DAL 1903 AL 1912 sistemazione dei paesi balcanici non fosse raggiungibile se non all’infuori della Turchia. In questo stato di cose si arrivò al settembre del 1911, quando improvvisamente si manifestò in forma acuta una tensione dei rapporti italo-turchi. Per ragioni di politica internazionale indipendenti dalle cose balcaniche l’Italia ritenne giunto il momento di realizzare la sua antica aspi-razione alla Tripolitania, per la quale aveva da tempo ottenuto libertà d’azione dalle altre grandi potenze. L’equilibrio del Mediterraneo e la sicurezza dell’Italia quale potenza mediterranea esigevano, dopo la risoluzione della crisi marocchina, che l’Italia occupasse « la quarta sponda ». L’ultimatum diretto alla Turchia, per ottenere che il controllo italiano sulla Tripolitania e sulla Cirenaica si potesse realizzare per vie pacifiche, ebbe risposta negativa. Il giorno 29 settembre 1911 scoppiò la guerra italo-turca. Il partito dominante dei Giovani Turchi cercò allora di galvanizzare tutte le forze del paese per la difesa di quello ch’era l’ultimo possesso turco in terra d’Africa. La guerra contro l’Italia doveva, dopo una lunga serie di insuccessi e un lungo periodo di decadenza, provare le nuove energie della Turchia trasformata e ridare prestigio al suo governo. Senonchè ai fieri propositi male corrisposero i fatti. L’elemento militare cominciò ad agitarsi dal principio della guerra contro lo stesso governo dei Giovani Turchi che non aveva provveduto a fortificare lo stato ed a preparare la vittoriosa resistenza. Anzi, nei primi giorni della guerra si ebbero serie apprensioni di rivolta dell’esercito contro i Govani Turchi, i quali dovevano pure in massima parte all’esercito il loro potere. Fu allora che il 131