DAL 1914 AL 1918 Dal Libro Verde allora pubblicato e dalle rivelazioni fatte allora e poi da uomini di governo italiani, risulta in modo particolare: — che l’Austria aveva impedito all’Italia, durante la guerra italo-turca, ogni azione sulle coste balcaniche per timore che se ne avvantaggiasse il prestigio italiano; — che l’Austria aspirava a rafforzare la propria influenza nei Balcani, facendo assegnamento (dopo il noto rifiuto italiano del 1913) sulla timida acquiescenza dell’Italia e sulla ritrosia delle grandi potenze ad affrontare anche il rischio di una guerra; — che l’Austria aveva avuto sempre la tendenza ad opprimere l’elemento italiano nelle terre adriatiche a favore dell’elemento slavo e tedesco; — che l’Austria, e la Germania con essa, volevano decisamente la guerra all’atto del prepotente ultimatum alla Serbia; e ciò pur sapendo che d’Italia, non soltanto non sarebbe intervenuta al loro fianco, ma non avrebbe riconosciuto valido, per le conseguenze di queU’ultimatum, il trattato della Triplice Alleanza; — che l’Italia aveva fatto di tutto per evitare l’intervento armato dell’Austria nella Penisola balcanica e salvare lo statu quo. Una volta entrata in guerra, l’Italia iniziò il suo lavoro diplomatico per consolidare l’amicizia con gli stati balcanici che erano ormai suoi alleati o che sperava diventassero tali. Mentre a Belgrado e più apertamente a Bucarest, e persino a Sofia, dimostrazioni popolari rivelavano i sentimenti di simpatia popolare per l’Italia, e sintomatici telegrammi affettuosi si scambiavano fra sodalizi italiani e rumeni, i governi dell’Intesa si affaticavano a concertare un programma di assetto balcanico 181