DAL 1912 AL 1914 giorni tutto il territorio che il gran consiglio aveva già assegnato all’Albania. Questo atto, eseguito senza preventiva consultazione delle altre potenze, offese gravemente la Russia che non intendeva tollerare (dopo i noti precedenti del 1908) imposizioni unilaterali d’una singola potenza sugli stati slavi della Balcania. Alle proteste russe fecero coro le proteste di tutta la stampa della Francia alleata: ma la Serbia, intimorita, rispose (20 ottobre) che avrebbe prontamente ritirate le sue truppe, e le ritirò. Il perentorio intervento aveva però fatta evidentissima alla Serbia la intenzione aggressiva del vicino impero; e l’odio contro l’Austria crebbe nel popolo serbo a dismisura, come contro l’avversario irreducibile della sognata grandezza nazionale. Nè v’ha dubbio che l’Austria avesse propositi aggressivi contro la Serbia. Ciò risulta anche da un passo diplomatico fatto poco prima verso l’Italia, e che soltanto più tardi fu rivelato al pubblico. Il 9 agosto del 1913 (lo stesso giorno del trattato di Bucarest) l’Austria, dopo avere cercato invano di ottenere maggiori concessioni a vantaggio della Bulgaria, intendeva adoperare le armi contro la Serbia per obbligarla a rinunziare alle sue pretese di espansione. A tale scopo si rivolse per appoggio alle alleate Germania ed Italia; l’Italia rispose, per bocca del ministro di San Giuliano, che, trattandosi di una guerra aggressiva, non era invocabile il casus foederìs contemplato nel trattato della Triplice Alleanza, e che perciò non sarebbe entrata nella lotta ma sarebbe rimasta neutrale- 165