DAL 1920 AL 1933 dei serbi, dei croati e degli sloveni » • Ma la buona volontà del re non potè superare le comprensibili resistenze dei serbi e del loro governo; ben presto la Serbia, trascinata dal suo partito militare, venne meno agli impegni assunti verso i croati e gli sloveni; la politica dei serbi si pose subito apertamente un programma di intransigente supremazia, mirante al totale predominio di Belgrado nello stato. I croati, in nome dei loro secolari diritti d’autonomia (quasi cancellati, è vero, dal regime ungherese) non intendevano rassegnarsi alla netta inferiorità civile e politica in cui vennero a trovarsi nello stato serbo, nonché agli straordinari ed arbitrari gravami economici con i quali i serbi loro addossavano le spese eccezionali di abbellimento di Belgrado o di indefinito rafforzamento dell’esercito. Ciò condusse ad una lotta ininterrotta fra popoli, che pur non essendo divisi da diversità etniche e linguistiche se non di piccola entità, si trovavano tra loro in acuto contrasto spirituale e politico. Da quando entrò in vigore la costituzione del regno serbo-croato-sloveno, del 28 giugno del 1921, anniversario di Cossovo (giorno di San Vito, da cui il nome di « costituzione del Vidov-dan »), lo stato visse in perenne agitazione ed in vani tentativi di crearsi un governo che desse ordine e tranquillità al paese. Le due forze in antagonismo si potevano definire così: serbi unitari e accentratori da una parte, nazionalisti federali dall’altra; questi ultimi erano essenzialmente croati e sloveni, ma con essi si raggruppavano gli abitanti, anche di pura razza serba, stabiliti a nord della storica linea fluviale Sava-Danubio, nonché popolazioni tedesche, bulgare, macedoni e musulmane in genere. Fra gli episodi di violenza il più grave fu quello 215