VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI
cato bulgaro ed il Patriarcato greco. In complesso nel marzo 1912 apparve a tutti che, se una vera alleanza ancor non era stretta, esisteva però una intesa per la quale, « venuta che fosse l’occasione di difendere la Cristianità », (così si ripeteva ostentatamente) gli stati balcanici avrebbero agito uniti e non divisi.
   Per altre indiscrezioni era noto come anche Serbia e Montenegro avessero aderito all’intesa; si diceva anche che questi due stati temessero, più di ogni altra disgrazia, l’intervento straniero, specie l’austriaco, e che perciò avessero accolto con entusiasmo l'offerta occasione di una lega fra popoli balcanici, unico mezzo per liberarsi da ogni interessato concorso di grandi potenze.
   Al marzo di quell’anno 1912 risalgono di fatto le convenzioni militari segrete serbo-bulgare per l’eventuale guerra al turco. Il i° giugno la camera dei deputati greca solennemente ostentava di sbarrare il passo ai deputati cretesi che pretendevano di entrarvi. In quella circostanza Venizelos in pubblico discorso si diceva rattristato che il governo, tuttora stretto da obblighi internazionali, non potesse aprire le porte ai cretesi; faceva però insieme l’augurio che ciò potesse avvenire « prima di ottobre ». Con che faceva supporre che gli accordi si fossero estesi anche alla Grecia, e la « Lega balcanica » fosse già completa.
   Nell’agosto si ebbero gli incidenti già ricordati alla frontiera montenegrina e le stragi di Cociama, e poi fu un succedersi di congressi nazionalisti sfruttati per dimostrazioni guerresche. L’un dopo l’altro gli stati balcanici presentarono proteste alle grandi potenze per massacri o devastazioni turche alla frontiera, mentre all’Eu-
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