DAL 1878 AL 1903 affiatamento; anzi i croati, se erano austrofili, erano antiserbi non meno che antimagiari. Da parte sua l’Austria fomentava i contrasti tra serbi e croati non meno che quelli tra croati e italiani in Istria e Dalmazia : divide et impera. Certo la Croazia, nonostante l’autonomia amministrativa ottenuta dal governo ungherese, non potè godere liberamente quei vantaggi che il compromesso del 1867 le avrebbe dovuto assicurare. L’elemento magiaro vi restò mal viso come fra i rumeni di Transilvania, per i suoi sistemi vessatori. Il clero croato, sposata la causa nazionale, sempre soffiò sul malcontento che scoppiò talvolta, come nella primavera del 1903, in aperte ribellioni sanguinosamente represse. La Dalmazia era abitata da popolazioni italiane, croate e serbe. Gli italiani vi costituivano fin dai secoli del dominio veneziano l’elemento più civile e colto, ed abitavano ancora in preponderanza i principali centri marittimi. Gli elementi slavi, numericamente predominanti, combatterono sempre l’italiano, allora non efficacemente appoggiato dalla madre patria- A tale ostilità dava man forte il governo austriaco, che paventava l’irredentismo italiano mentre contava sulla fedeltà croata. Ne vennero non lievi perturbazioni locali che si manifestarono in frequenti lotte per l’uso della lingua ufficiale e l’insegnamento nelle scuole- A danno dell’elemento italiano agì anche la Chiesa cattolica, quella stessa che lavorò più tardi contro l’Italia in Albania. Sempre devota al governo absburgico, essa l’aiutava nella sua tradizionale politica, fomentando quell’odio che giova a chi regna dividendo e teme popoli avversi affratellati insieme. 87