ora mancano i tre figuranti la Santa che risana uno storpiato fanciullo ; 1’ accompagnamento della benedetta sua salma al sepolcro ; ed il prodigio occorso allorché al ciel piacque esaltare la santità di lei alle monache di quel cenobio. Forse che nel ristauro fatto in tempi posteriori a quell’ arca, e dopo che la vide il Cornaro, si sarà dall’ inesperto artefice sostituito alle tre istorie la iscrizione che ora si osserva. Le altre cinque portano : 1’ apparizione di san Biagio alla Beata ; il subito provvedimento che ella ottiene dal cielo per cibare le suore ; la liberazione, per opera sua, di un prigioniero ; il conforto eli’ ella ebbe la notte del Santissimo Natale, di accogliere, cioè, nel suo seno Gesù fanciullo ; e lo scoprimento del santo suo corpo. Nella interior parte del coperchio poi stanno effigiati san Biagio e Cataldo, e la Beata stessa in ginocchio, come Lanzi descrive, in seguito all’ intaglio inserito nelle Decadi italiane del mentovato Cornaro. E, in proposito appunto di quest’ ultima, scrive il Lanzi medesimo essere stata dipinta circa il 1262, ed il Cicognara anzi positivamente riporta a quell’ anno il compimento dell’ opera stessa. A noi sembra però, che non a tale epoca si possa fissare la dipintura in discorso, ma si al 1297, anno in cui fu scoperta la sacra salma di lei. E per verità, sebben si sappia, per le vecchie memorie, essersi trovato illeso quel santissimo corpo, in un alla cassa che il custodiva, non è della buona critica il supporre sia stata dipinta essa cassa, e nell’ interno, al momento che. venne sepolta, tanto più quanto che la dipinta figura della venerata Giuliana porta la iscrizione col titolo di Beata, che non poteva ottenere se non dopo la miracolosa manifestazione delle sacre sue spoglie. Lo stile poi delle tre figure nell’ interno dipinte, se non è greco, qual Lanzi lo giudica, è però sì duro, stentato, meschino, che apertamente si vede una mano inesperta, e forse di uno che appena incominciava a trattare il pennello. Le cinque istoriette superstiti, e le immagini ai lati di esse sprimenti i santi Biagio e Cataldo, che sulla faccia di detta arca si veggono, sono di un disegno più casto, ed hanno espressione più viva, e tanto che noi le giudichiamo di epoca posteriore. — Questa nostra conghiettura