La conquista di Costantinopoli aveva dato un impulso gigantesco alla potenza commerciale de’Veneziani. Nè più vincolati da trattati con un principe infido, le loro navi battevano più frequenti il Mediterraneo e ne gremivano i porti, mentre spingevansi altre nelle acque del mar Nero e fino alle foci del Tanai. A questi lidi caricavano i Veneziani i preziosi prodotti delle terre orientali; ma nessuno crasi ancora addentrato nelle regioni interne dell’ Asia, che, involte nella più fitta caligine, offrivano soltanto argomento a paurosi racconti, bastevoli a rimover gli animi dal tentare ardite peregrinazioni in quelle remote contrade. Accresceva la difficoltà il terrore dei Mongoli, che già penetravano nell’ Europa : armate per numero e per gagliardìa invincibili, e di cui solo potevano frenare il torrente le intestine discordie e la corruttela della militar disciplina. Ma vinse ogni ostacolo lo spirito intraprendente di due veneziani. Nicolò e Matteo Polo mossero, nel 1260, da Costantinopoli, e sbarcati a Soldachia, inoltraronsi verso il Volga fino alla residenza di Berec, signore dei Tartari d’Occidente. Festevole fu l’accoglienza che fece a’ due latini il superbo nipote di Cinghis Can ; e 1’ offerta che da loro accettò delle molte gioje che seco recavano, fu con doppio valsente ricompensata dal principe. VOL. i, p. II. 34