-=$•> 21 navigazione che aveano i Veneziani, per via della quale, andando le navi o galee nostre nelle parti di Levante, se le procacciavano, o dalle cave, o Iraendole dalle ruine di molte fabbriche illustri, ancora a quel tempo superstiti (1). Anzi fu allora statuito, che niun legno potesse tornar di Levante, senza portare seco marmi o pietre fine per lo abbellimento della basilica. — Una iscrizione descrive, con barbaro latino, queste ricchezze nel modo seguente : Istoriis, auro, forma, specie tabularum Hoc templum Marci fore die decus Ecclesiarum. L’n’ altra, non meno barbara, che i secoli cancellarono dal vestibolo, ma conservata dagli storici, ricorda 1’ epoca nella quale fu compiuto 1’ edificio : Anno milleno transaclo bisque triceno Desuper undecimo fuit facta primo. Quanto al tempo della sua consecrazione, gli autori sono discordi : alcuni la riportano al 1085, altri al 1084, altri al 1094, sotto il dogado di Vitale Falier, nello stesso di che il corpo di san Marco fu occultato sotto la mensa dell’ aitar maggiore ; altri, finalmente, la protraggono fino all’ anno 1111 (2). La basilica di San Marco, essendo il luogo dove si adorava la divinità, si trattavano gli affari del comune, si deliberava della guerra e della pace e si ricevevano gli ambasciatori, divenne scuola, museo e galleria nazionale ; il che spiega la stranezza, la diversità e 1’ infinità degli ornamenti di ogni genere, di ogni rito, di ogni costume, di ogni tempo in essa collocati, e che porgerebbero ottimo argomento alle disquisizioni degli artisti, degli antiquari, degli storici e dei litologi i più chiari. I fatti in alto narrati bastano pertanto a provare essere falso, (1) Meschinello, v. 1, p. i3, not. c. (2) Cicognara, St. della scult., lib. II. c. 2.