•<«* 320 suo figlio da Settignano, dei quali il Vasari parla con lode. Degni ancora d’essere nominati sono: a) il tabernacolo di fini marmi nella cappella vicina; b) il monumento nell’ambulacro che conduce alla sacrestia, con la statua pedestre di Pellegrino Baselli Guido bergamasco, morto in servigio de’Veneziani nella guerra contro la lega di Cambrai : anche questo compreso nell’ opera nostra ; e, finalmente, c) i due simulacri di Davidde e di santa Cecilia, lavorati con molla diligenza e bontà di disegno da Gio. Marchiori. A parlar poi delle pitture, diremo aver qui dieci artefici lasciale opere egregie. Primo fra lutti è Tiziano, il quale dipinse il Reden-lore con la croce sugli omeri e con una fune al collo, trascinato al Calvario da un carnefice, presso cui evvi un altro manigoldo, ed allro ancora ne ha di retro. Questa pietosa rappresentazione, divenuta celebre pei miracoli da Dio operali, mosse il popolo a devozione, ed arricchì la confraternita con le copiose offerte, per cui dice il Vasari, che ha avuto di limosine più scudi, che non hanno in tutta la loro vita guadagnato Tiziano e Giorgione. Secondo viene il Tintoretto, che otto capitali opere qui pose, e sono : 1.‘ la Probatica Piscina, detta dagli scrittori opera sublime ; 2.“ san Rocco nella solitudine presso Piacenza, adjuvato dal cane pietoso, secondo racconta la sua storia; 3.° il Santo medesimo, che in un ospedale risana gl’ infermi ; 4. il medesimo visitalo dagli uomini e dagli animali nella capanna in cui si era ritirato; 5." lo stesso, che, credulo esploratore, viene da uno stuolo di soldati tratto in carcere ; 6.“ il detto presentalo dal cardinale Britannico al sommo pontefice ; 7.’ la di lui morte confortata dagli angeli; e, finalmente, 1’8.° il mistero dell’ Annunziazione. 11 terzo è il Pordenone, il quale, oltre di aver qui dipinto a fresco un San Sebastiano, e ch’era prima nell’ antico prospetto del tempio, ha eziandio il gran quadro con san Martino, che fa parte del suo mantello a un mendico, e poco lungi san Cristoforo ; opera questa dipinta sullo stile giorgionesco, e perciò assai commendata. Quarto è Gian Antonio Fumiani, che dipinse il gran quadro con Cristo che scaccia i profanatori dal lempio. Quinto Andrea Schiavone, che in una mezza luna lasciò