<5» 480 ■«*>■ si veggono maggiori e più classiche opere, come il m'odello del S. Girolamo nel deserto di Tiziano, tela che dalla chiesa di S. M. Nova in Venezia fu trasportata nella Pinacoteca di Milano. Dipinti del Carollo, del Brina-sorci, di Antonello (la Messina, dello Schiavane, del Cima, di Paolo, di Paris Bordone, del Buonconsigli, del Borgognone, del Farottari, del Canaletto e di altri infiniti, fra quali non vogliamo tacere due preziosissimi dipinti per la storia delle arti. Sono questi : il primo, una tavola di Selliti Bellini col nome, mostrante santa Scolastica ; il secondo di Andrea Mantegna con la Vergine ed il Putto ed ai lati santa Lucia ed il Battista: tavola la quale, portando il nome originale dell'autore e la patria, così: Andreas Mantegna Patuvinii F., viene maggiormente ad avvalorare le ragioni poste in campo da Giuseppe Gennari, che contro il Vasari, lo San-di art ed altri scrittori, diceva aver sortito il Mantegna in Padova i natali. Nè solamente v’ ha copia qui di pitture, chè sonvi altresì molti marmi antichi, busti, basso-rilievi, urne, inscrizioni, fra i quali annovereremo i busti di Marco Bruto, di Aurelia, di Annia Faustina, e i torsi di un Meleagro e di una Venere, senza pai-lare di un antico musaico illustrato già dal Furietti. XX. Galleria Mocenigo, a S. Samuele. Fra la molta copia di opere egregie, che qui ancor si conserva, ne piace notare varii ritratti di questa illustre casa lavorati dal Giorgione, dal Tintoretto e dal cav. Tinelli; opere del Palma giovane, del Malombra, e, meglio che ogni altra, 1’ adultera di Nicolò Barbaris, unica tavola che di questo pittore esista in Venezia ; una visita de’ re Magi di Gio. Buonconsigli, e in fine, per tacer d’altre parecchie, il modello originale del celebre Paradiso, esistente nel maggior consiglio, di Jacopo Tintoretto. Non sono però queste le sole Gallerie che vanti Venezia. Avvene altre parecchie di minor celebrità, ma non però povere d’ opere classiche. Nomineremo qui le principali soltanto di volo, acciocché non si creda dimenticanza la nostra. E prima accenneremo a quella del nob. sig. barone Antonio Mulazzani, nella quale s’ incontrano fra le altre tavole egregie, una del Giorgione, del Tiziano, di Paolo Feronese, di Cima da Collegllano, di Lorenzo Lotto, del Pordenone, del Palma seniore, dei Bassani, del Mantegna, del Bellini, del Fioarini, del Bonifacio, dell’ Orbetlo e del Santacroce. Delle scuole straniere ha egli uria preziosa tavola di Pietro Perugino col ritratto di Raffaello, la sacra Famiglia dello Schidone, una Oliere e Adone del Carracci, una Vergine di Carlo Dolce. Poi opere del Sassoferrato, di Giorgio Fasari; e in fine ¡1 ritratto del patriarca Gam-boni, dipinto dal celebre cav. Appiani. — In palazzo Sanudo, ora Vanaxel, a S. Maria dei Miracoli, sonvi opere del Bonifacio, del Bussano, di Luca da Reggio, di Michelangelo Amerighi detto il Caravaggio, di Luca Gior-