<3- 205 «c=- scuole granili, le reliquie del santo confessore suo titolare : ma nel 1448, sconfitta la confraternita nella lite contro il parroco di San Silvestro, per la cappella degli Ognissanti, esistente in detta chiesa, ove il parroco era priore (però spogliatone dalla scuola che vantava sulla cappella stessa diritto di enfiteusi ) l'anno dopo i confratelli deliberarono ritornarsene ai Frari, ed in forza di nuove convenzioni, sulle rovine della chiesa antica gettarono le fondamenta della nuova; e nel 1490, a’28 marzo, fecero l’ultima traslazione del corpo di san Rocco, collocandolo in una cassa, che tuttora conservasi, dietro l’altare, che divenne in seguilo quello del Ss. Sacramento, finché compiuta, l’anno 1520, l’ara maggiore fu sopra quella solennemente riposto, entro nobile urna. Questa nuova chiesa però era ultimata già fin dal 1508, nel dì primo del quale anno consacrata veniva da fra Domenico Alessio minorità, vescovo di Chisamo in Candia. Si erano intanto i confratelli raccolti presso la chiesa in una scuola da loro similmente eretta, col consenso de’frali minori finitimi; i quali ultimi per alcuni anni, dopo il 1492, epoca dell’accordo, mossero quistioni alla confraternita, or per l’una, or per I’ altri» cagione, iufìnché rimasero accomodali nel 151C, in seguilo a nuova convenzione. Ma appunto in questo tempo fatiosi pieno il numero de’ fratelli, cioè giunti ai 500, la confraternita pensi) provvedere un luogo più ampio e più decoroso per le sue radunanze. Acquistati per tanto alcuni fondi nel luogo appellato Caste/forte, vicino già questo alla chiesa della confraternita stessa, si statuì di erigere ivi la scuola, secondo il preesistente modello. Chi fosse l’autore di esso ci è ignoto del tutto, nulla dicendo i documenti della confraternita. Il Sansovino, che scrisse a tempi non molto lontani alla erezione di questa fabbrica, non fa parola: il Ridotti vuole sia stato autore il Sansovino, ed il Temanza la dice opera di Sante Lombardo. Luca Carlevaris poi, il P. Coronelli, il Maneschi ed altri, che ne diedero il prospetto, il dicono disegnalo, non sappiamo con quale autorità storica, da Sebastiano Serbo. — In