giovarsene nelle guerre contro a’Turchi. Ma poco rimase il monastero deserto. L’anno dopo, 1669, Bianca Spinelli, sposatasi per obbedire ai genitori a Lodovico Contenti, e, consentendovi il giovane, offerta a Dio, fino dalla prima sera del matrimonio, la propria virginità, vestì l’abito della regola austera di san Francesco, e con altre di simile professione venne a tener il luogo de’ Gerolimini. Soppresso negli ultimi anni cogli altri anche questo monastero, l’isola fu ridotta ad orlali. San Giorgio Maggiore. Innanzi al nono secolo non era questa isola che una salina. Ebbe di poi una vigna, un bosco di cipressi che davale il nome, e un mulino in servigio del palazzo ducale. Nel 978 vi si edificò la chiesa intitolata a san Giorgio, sia da Vitale Candido, sia, come crediamo, dai Badoari. Nel 983 il doge Tribuno Memmo la diede a Giovanni Morosini e a Pietro Orseolo Benedettini, che vi edificarono un monastero. Ebbe questo donativi d’ogni maniera da pontefici, imperadori e dogi. Bovinato nel 1221 per treinuoto, ne Io ricostrusse il doge Pietro Ziani, che indi venne a morirvi frate. Nel 1556 fu restaurato, e la chiesa riedificata dal Palladio. Non potè questi vederla compiuta, ed ebbe a successore nell’opera lo Scatnozzi. Solamente nel 1CI0 la fabbrica fu terminata. L’anno 1799 fu tenuto in quest’isola conclave ad eleggere pontefice Pio VII, cui baciarono il sacro piede il principe di Condè e quello di Berrì. Nel 1806, ad una cogli altri ordini religiosi, anche il Cassinese andò disperso, e non altri rimase alla custodia del cenobio che un monaco, Placido Bagazzi. Due anni dopo, nel 1808, l’isola fu convertila in luogo di franchigia pel commercio, costruendovisi quel bacino, che vedesi anche al presente, terminato da due torricelle. Per poco non si tramutò in fondaco anche la chiesa, ma il 13 marzo fu riaperta a’divini uffici. Durò quivi fino al 1829 la franchigia, nel qual anno dall’imperatore Francesco I si estese alla città tutta, e l’isola divenne emporio di mercalanzie nazionali. Vogliono qualche parola i monumenti d’arte. Biputati gli intagli in legno di Alberto de Brulé che attorniano il coro. Un crocifisso in legno di tutto rilievo, nel secondo altare a destra,