78 <>^ che questa tavola sia stata veramente costrutta a Costantinopoli ducante l1 Orseolo, ed essere qui pervenuta intorno a’que’tempi ; mentre quanto narrano il Sansovino ed altri dopo lui, è comprovato dalla iscrizione sculta sulla tavola stessa, eh’ è la seguente : ANNO MILLENO CENTENO IVNGITO QVINTO TVNC ORDELAPHVS FALEDRVS IN VRBE DVCABAT HAEC NOVA FACTA FVIT GEMMIS DITISSIMA PALA, QVAE RENOVATA FVIT TE, PETRE, DVCANTE ZIANI, ET PROCVRABAT TVNC ANGELVS ACTA FALEDRVS ANNO MILLENO BIS CENTENOQVE NOVENO. POST QVADRAGENO QVINTO, POST MILLE TRECENTOS DANDOLVS ANDREA PRAECLARVS HONORE DVCABAT, NOBILIBVSQVE VIRIS TVNC PROCVRANTIBVS ALMAM ECCLESIAM MARCI VENERANDVM JVRE BEATI DE LAVREDANIS MARCO FRESCOQVE QVIRINO TVNC VETVS HAEC PALA GEMMIS PRETIOSA NOVATVR. Nella quale iscrizione non solamente è tacciuto il nome di Pietro Orseolo, ma è detto espressamente essere stata questa tavola costrutta ducante Ordelafo Faliero. — Imperciocché crediamo doversi tradurre con questo senso le parole della iscrizione, l1 ambiguità delle quali non consiste che nel vocabolo nova, che Cicognara, colla grammatica di Donato e di Prisciano, il vorrebbe aggettivo di pala; quando provare si può ad evidenza non essere che l1 avverbio nove, così scritto per la barbarie de’ tempi, ed italianizzato neH’identico avverbio nuovamente, frequentissimo appresso i trecentisti, come, fra gli altri, in Dino Compagni: Mandò per messer Durazzo, nuovamente fatto da lui cavaliere. Cicognara si fonda eziandio nella sua opinione sul senso del facta fuit, e sulla collocazione del vocabolo gemmis ; osservando che non si sarebbe usato un passivo assoluto per esprimere un attivo determinato, e che la parola gemmis, posta immediatamente dopo, indica una restaurazione, anzi ne determina la qualità. Ma Cicognara non pensava al certo che i documenti dell1 evo medio non devono essere interpretati colla ragion grammaticale, e comesi espongono nelle scuole Tullio e Virgilio, e che nelle carte scritte ne1 tempi ne’ quali la grammatica latina periva, e creavasi la lingua italiana, non devesi cercare il valor dei vocaboli, ma si veramente il senso istorico. Se ciò fosse altrimenti, come spiegherebbesi, ad esempio, il Sagomino, alle cui orecchie il vocabolo siquidem suonava tanto armonioso, che, oltre il prodigarlo, ad ogni pagina incomincia : Siquidem Venetiae duae sunt? Questo cronacista ci offre un esempio quasi identico a quello compreso nella inscrizione di cui trattiamo, dove, parlando di Agnello Partecipazio, dice che Palatii Jiuc usque manentis fuerat fabricator. Secondo la logica del Cicognara, converrebbe intendere che Agnello Partecipazio facesse gittar le fondamenta del palazzo ducale, prima ancora di essere eletto doge, per la ragione che il cronacista usò un passato più che perfetto invece di un semplice, come avrebbe naturalmente dovuto. — Ma ciò che per vero toglie ogni dubbio nella nostra iscrizione è il verso che segue, in cui si dice la tavola rinnovata sotto il ducato di Pietro Ziani. Trattasi qui non di parole, ma di un fatto, e quando si avesse voluto esprimere una seconda rinnovazione, si sarebbe sentita la necessità di distinguerla espressamente in qualche modo, più e meglio che non