259 venivano a turbare la quiete dello spirito. La gelosia isolana pareva però assai attenuata : essa comunque non era più paurosa minaccia alla coesione dello stato. Le congiure, aizzate a danno delle persone, non mettevano in pericolo la stabilità della sede. Nessuno pensava a ulteriori trasferimenti, perchè tutti i Venetici erano definitivamente raccolti in Rialto (1). La fisionomia dell’isola alla metà del sec. IX era assai diversa da quella dei primi anni : non a tal grado ancora, rispetto alle consorelle, da meritare ima distinzione maggiore. L’evoluzione politica e sociale la preconizzava fatalmente a diventare civitas : non aveva ancora tutti i requisiti, o in sufficente misura. Il centro eracleese, per quanto se ne magnifichi lo splendore, di città non aveva avuto che il nome : non aveva avuto tempo di sviluppare gli elementi atti a consolidare la funzione. Anch’ esso era ridisceso al livello delle altre isole, e forse al disotto di queste, per assenza di concreto substrato politico e sociale, ed era scomparso (2). Nessun’ altra, neppur Malamocco (3), era riuscita ad acquisire figura diversa dai numerosi castra disseminati per la laguna, e dar vita a centri urbani non solo nell’ aspetto esteriore, ma anche nello sviluppo delle rispettive attività. Anche a Rialto l’assestamento si compì gradualmente e graduali furono il germogliare e il crescere della nuova fisionomia, trasformata dal progressivo sopraggiungere di popolazione e da coerente assetto edilizio. Naturalmente anche la riforma degli organi costituzionali restava subordinata allo sviluppo di questo processo, e poteva e doveva perfezionarsi sotto l’impulso, con moto più o meno celere, dell’ evolversi della struttura politico-sociale. (1) Origo cit., p. 157, 167. 169. (2) Lo si ricava dai capitoli carolini (cap. 25 e 28 : Documenti cit., I, 107), nei quali appare avvenuto ormai il trapasso dei competenti diritti dai Civitatini agli abitanti di Equilo. Si cfr. anche Origo cit., p. 170. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 65 : Nona insula Meiamauco dicitur, que non indiget aliqua urbium munUiòne, sed putchro litore -pene ex omni parte cingitur. Anche Torcello, che il Porfìrogenito designa come |iéyaXov i\inòpiov (De admin. imper., c. 27), secondo il diacono Giovanni (Chronicon cit., p. 65), licei urbium menibus minime clarescat, lamen aliarum insularum munitione circumsepta, in medio tutissima potlet. Ma era anch’esaa aistrum, non civitas, come ribadisce Costantino.