■O» 147 *S>- divideva in antico la cliiesa, come quella de’ Frari, c clic, demolito, si volsero a decorare le pareli della cappella maggiore. — Sei colonne per parie delle pareti medesime costituiscono cinque intercolunni, che ricevono ornamento, i quattro laterali e i due del centro da sei basso-rilievi figuranti gli Evangelisti e due Santi, e negli altri quattro, clic rimangono Ira il centrale e i laterali, collocati sono quattro simulacri di altri divi. La cornice coronante F ordine, sopporta dodici grandi statue degli Apostoli di eletto marmo, che il Sansovino dice opere di littore Gambe Ilo, meglio del Camello; sculture, in vero, distinte tutte, non esclusi i basso-rilievi, notabili per semplicità e imitazione fedele della natura. Le altre pregiate opere di scalpello o fusione sono: d." la statuina della Carità sormontante la vasca dell’ acqua lustrale, lavorata dal Mosca nel i;>03, come narra il citato Sansovino; 2." le due laterali dell’altare dell’ Angelo Gabriello, sprimenti il Battista e il Taumaturgo di Padova, volute di Pietro Lombardo; 3." le tre di Giulio dal Moro, (iguranli il Redentore e due Angeli, c il basso-rilievo con Cristo passo sostenuto da un Celeste, che ornano F aitar del Santissimo; h° il magnifico tabernacolo e F ara massima volute dal Temenza di Girolamo Campagna, ma dal Moschini riscontrate opere di Ai-rise Pani:za, nel cui parapetto, con musaico alla firentina, da M. I‘\ Giovanni Ferro, nel 1656, si espresse il martirio del Titolare; 5.° la statua del Rallista sormontante la vasca del baltislerio, opera pur questa di Giulio dal Moro; G.° le due laterali all’altare della Vergine coronala, antichi lavori col nome S. Petri Lombardi, ambe sprimenti il dottor san Girolamo; 7.“ in fine, due candelabri di bronzo retti da una base di marmo, il di cui fusorc fu Gio. Maria Lapicida, artista del 1617. E poiché parliamo delle sculture, ricorderemo i sedili del coro, e l’organo, quelli lavorati con bell’ordine e gusto, questo opera insigne di Pietro Macchini, almeno come ne dice Moschini. Mollissime pitture pur anco conserva il tempio di cui ci occupiamo. Fra queste però poche se ne coniano di classiche. Quindi tacendo delle tele colorite dall’ hvjoli, dal Menescardi, dal Diziani,