<3* 395 «3>- è la pianta, e la grandezza, la maestà suppliscono alla divozione delle chiese di architettura cristiana, sia dei primi tempi, sia dei tempi in cui la civiltà rinacque. La fronte non ha punto carattere cristiano ; e la fronte di San Giorgio Maggiore, di San Francesco alla Vigna le somigliano di troppo. Gli stessi ammiratori del Palladio trovano di che ridire sugli incontri delle cornici che, 1’ architettura essendo di mezzo rilievo, vengono a tagliare le colonne; difetto al certo non laudabile, come non laudabili sono le nicchie e le iscrizioni che adornano quelle fronti. Quel bizzarro ingegno che fu il padre Lodoli ed i suoi seguaci si mostrarono troppo severi col Palladio ; pure egli è certo che chi volesse imitare unicamente il Palladio non gioverebbe nè all’ arte, nè al secolo. Dopo il Palladio viene Antonio Da Ponte, solo e vero autore del ponte di Rialto e delle prigioni. Intorno al ponte di Rialto fu tanto detto e scritto, che sarebbe inutile l’aggiungervi parola. Le prigioni, se si guardi alla fronte, non presentano quella severità di carattere che la qualità dell’ edifizio vorrebbe ; del resto meritano lode. Quel grand’uomo che consacrò e sagrificò la sua vita per ammigliorare la condizione dei Iraviati che offesero la società e i suoi diritti, 1’ Howard, le noverò fra quelle che a’ suoi tempi erano meno dure delle altre. Un ingegno polente, di quegli ingegni pei quali nulla è difficile, e quando operano toccano l’apice dell’eccellenza, fu il Sammicheli. Emulo del Marchi nell’ architettura militare, a nessuno è secondo nell’ architettura civile, e per poco noi si direbbe a tutti sovrano. Nel castello di Sant’Andrea al Lido, prossimo a Venezia, è così severo, come fu gentile nella cappella Pellegrini in S. Bernardino di Verona. È magnifico nel palazzo che fu dei Grimani, ora direzione delle Poste, sebbene avesse da lottare colle difficoltà di un’ area stretta ed irregolarissima. Così avesse egli compiuto interamente quello stupendo edifizio! Né meno cospicuo è il palazzo che compiva pei Corner, ed ora è dei Mocenighi in San Paolo. Poco diremo di Vincenzo Scamozzi. Disse tanto egli di sé medesimo. Deturpò il sublime edifizio del Sansovino, la biblioteca,