■*5* 396 «o- lodata l’opera per giudiziosa distribuzione nella pianta; pel numero ed opportunità degli ingressi ; per la posizione e comodità degli approdi ; per la non avara dimensione e pel facile passaggio degli atrii ; per la larghezza delle scalee, tramili, canali ; per la configurazione e connessione delle parti e adiacenze ; pel complesso e situazione degli stabili riserbati a profitto della società. — L’atrio è maestosamente diviso da colonne in tre spazi, di cui quel di mezzo serve al solo passaggio, e quelli alle parti ricevono, uno la scala che mette al pepiano e 1’ altro il caffè. Si vede che 1’ autore si è proposto per norma delle principali dimensioni da attribuirsi alla sala musicale le usale nel bel teatro di Argentina. Tali sono appunto quella della maggior larghezza del parterre, quella della sua lunghezza e quella dell’ apertura della scena, con piccola differenza dall’ altra della larghezza totale del palco scenico, che in piedi 80, scade soltanto tre da quella del teatro romano. Al medesimo si è pure attenuto rispetto alla massima della curva. La quale non solo è elegante, ma insieme è la più favorevole alla vista ed alla armonia. ¡Non poteva però il Selva far cadere la porta d’ingresso alla sala al punto medio, e fece, non senza nota di menda, l’andito per cui si passa dall’ atrio alla platea di una obbliquilà alquanto viziosa. La facciala risguardante la piazza di San Fantino, secondo giudica il Diedo, ha due pregi essenziali: il primo di annunziar chiaramente la sua destinazione, non potendo al certo confondersi con alcun edificio di altra natura ; il secondo di venir corredata da bellissime parti. La viene però accusando il Diedo di due colpe : l’una d’ inversione di ordine, essendosi sovrapposto il pesante al leggero ; 1’ altra della introduzione di quelle due lesene angolari, comuni ad ambedue i piani. Semplicissima e caratteristica però trova il Diedo 1’ altra facciata sul rivo, adorna pur essa di bei profili ; 1’ atrio è bollissimo, e più bello ancora comparisce in natura pel maraviglioso effetto che vi produce l’isolamento delle sue colonne. Una generale armonia che vi regna e lega in dolcissimo accordo non solo le parli, ma perfin la tinta dei marmi, appaga l’occhio anche del più incontentabile. La magnifica decorazione della loggia sovrana, 1’ avve-