301 alle altre città italiane a stabilire siffatte compagnie, dappoiché in Firenze, solo nel 1349 si unirono ¡pittori, e i Senesi nell’anno 1355 ebbero statuti ed approvazione dalla loro repubblica. Il Lanzi, che tutte svolse le vetuste memorie della pittura italiana, dice pur egli che la veneta compagnia de’ pittori fu la più antica. Che se amassimo da cagioni lontane, e forse anche straniere, derivare utile considerazione a prò delle arti nostre, diremmo, che 1’ antichità di codesta compagnia é novella pruova aversi coltivata fra noi, innanzi alle altre città italiane, la pittura, se prima di esse qui si pensò unire in corpo distinto coloro chela esercitavano; ma ci é presente l’aristotelico dettato : essere la prudenza nel credere la porta maestra della sapienza, e il dubbio la prima regola della critica. III. ANTICHI PITTORI DELLO STATO E DELLA CAPITALE SINO AL FIORIRE de’ vivarini ( 1312-1400 ). Per la proiezione accordata alle arti dagli Scaligeri, si vide in Verona prosperar la pittura con buoni successi. Maffei, che valorosamente combatte la opinione di quelli, e prima del Vasari, che vogliono 1’ arte redenta da Gioito, porta innanzi, anche in questo periodo di tempo, alquante opere dipinte con sodi principii. Tra queste ricorda quella nella cappella del Rosario, con la Vergine Madre, san Domenico e san Pier martire, e a’ piedi i ritratti genuflessi di Mastino Scaligero e di Taddea da Carraia di lui sposa. Dice, che il Bambino si rivolge in atto grazioso, ed ha spirito e moto ; che la donna in ginocchio è assai buona figura, con belle pieghe nel pannolino sul capo, e che la testa dello Scaligero, di colore bellissimo, di aria gentile, di alto tenero ed espressivo, sarebbe lodabile anche falla oggidì. Poi fa menzione di un arazzo di seta e d’ oro, a retro al descritto dipinto, con alquanti angeli a chiaroscuro, palesando il dubbio potersi da altri mostrare