ialti a Venezia i suoi sludi, si esercitò in Bassano a copiar Jacopo, e imitò cosi bene la Santa Lucilla battezzata da s. Valentino, alle Grazie, che Bartolonuneo Scaligero giudicò potersi tal sua pittura comparare all’originale. — Fioriva questi circa il 1G60, e dopo lui v’ ebbe il nob. Gio. Antonio Lazzari, veneto, che ha ingannati i più accorti artefici, dice il Melchiori, copiando Jacopo, e parendo lui stesso. Abbiam voluto seguire il Lanzi nella narrazione di questa scuola, riunendo gl’imitatori del maestro tutti in serie, onde si conoscali meglio le copie dal caposcuola, fatte da tanti e in età diverse, e con abilità disuguale. XII. P.VOLO CALI AHI E SUA SCUOLA. Tra le scuole che sorsero nelle provincie della terraferma soggette alla veneziana potenza, quella di Verona fu la maggiore, ed ebbe gloria più luminosa e splendente delle altre, sì perchè conta quasi a suo capo l’immortale Caliari, sì perchè ebbe una successione di artisti più lunga e più famigerata. In essa nacque quello stile pomposo, che superò, come dice Lanzi, gli altri tutti ; stile, che ritraendo in campi vastissimi il più vago dell’ arte, architetture, vesti, ornamenti, apparato di servi e di luoghi degni de’ regi, introdusse nella pittura quel magnifico, che fu per lungo tempo il caratteristico de’ veneti pittori. Noi chiameremo volentieri Paolo il Rossini della pittura, perchè quel popolo di figure, quel tumulto di azioni vivissime, quello sfarzo di tutti accessorii imita le divine armonie dell’ insuperabil Pesarese e quel frastuono di nuovi ¡strumenti introdotti, o nelle marcie maestose, o nello sviluppo dell’azione teatrale, a meglio colpir gli animi degli spettatori colla novità delle note. Affaticò molto Paolo a conseguir questa gloria, poiché, nato per avventura in un’ età nella quale i primi lumi dell’ arte occupato aveano i seggi maggiori, e cresciuto in una città floridissima d’ingegni distinti, dovette porre tutto il suo animo per poter pareggiare vol. i, p. ii. 44