477 •»*» XIII. Galleria del cav. Giuseppe Beali, alla Fava. Mecenate caldissimo anche il Reali delle arti e degli artisti, cura di continuo ad accrescere la sua riputata galleria con nuove ordinazioni ad artisti viventi. Quindi, oltreché possedere ricca collezione di opere antiche, fra le quali una della scuola del Perugino, di Gio. Bellino, del Palma Seniore, del Polidoro e della scuola fiamminga, e in fine la Vergine attribuita al Mengs, che pendeva sul letto di papa Rezzonico, conta già a quest’ ora il leggiadro gruppo dei quattro elementi di Pietro Zandomeneghi figlio; conta del Lipparini una barchetta di Greci fuggiaschi ; di Gio. Basato, Ailtore Pisani tratto dal carcere; di Natale Schiavoni, una mezza figura di donna; dello Smeck, una dama entro una stanza; di Leonardo Gava-gnin ( del quale il Reali si fece special protettore ) l’imbarco dei profughi di Parga, e una barca di Greci fuggenti da Patrasso; del l)e Andrea, Agar nel deserto. Poi del prof. Borsaio una nevicata stupenda, e l'interno della chiesa dei Frari; del Catinella due paesi; del Comirato un grande acquerello; un paese del prof. Francesco Bagnane, una veduta del Chitone, e due altre di Tranquillo Orsi. XIV. Raccolta del sig. Domenico Zoppetti, a Santa Sofia. Questo probo e chiarissimo negoziante pose tutto suo amore nel raccogliere principalmente oggetti e memorie spettanti alla patria istoria, non obbliando però di dar mano, con pensier nobilissimo, a sorreggere le arti che han bisogno d’ajuto. Perciò egli adesso costrusse di nuovo un’ ampia e decorosa sala, architettata e disposta per opera del prof. Lorenzo Urbani, e in essa va ordinando la copia infinita degli oggetti fin qui da esso raccolti, i quali pensa lasciarli dopo morte alla patria da lui amata. Non parlando dei dipinti del Menegatti, del Nordio, del Busato, del Cornirato, del Borsata e degli altri artisti viventi, faremo solamente memoria di alcune curiosità interessanti la patria storia; senza dir delle monete veneziane e dei manoscritti già in altro luogo di quest’opera ricordati. Conserva adunque il vessillo del Bucintoro anteriore all’anno 1729; la bandiera ultima che sponevasi nella casa dell’ antica vecchia Giustina, posta in merceria dell’orologio, per ricordare la disfatta congiura di Boemondo Tiepolo; la valva dell’ultimo Bucintoro, quella che schiudevasi quando il doge gettava in mare l’aureo cerchietto: il dorso della sedia ducale, che esisteva nel presbiterio di San Marco; la picciola mano dorata, con la quale si numerarono i voti nella ultima elezione del doge di Venezia: poi infiniti altri oggetti di curiosità appartenenti ad usi e costumi della patria nostra; poi il calamo che servì a firmare la pace di Campo Formio. A tutti questi oggetti s’aggiungono moltissimi intagli in avorio ed in bosso, quasi tutti rappresentanti veneti fotti, e una collezione di antichi disegni originali dei più