o 7 0 vasc per esperimentarlo se giovevole o no fosse in alcuna infermità, e a seconda dei miracoli che inteso aveano operati da Gesù Cristo. Portatolo nella sinagoga, introdussero molti infermi della loro nazione, e medicatili furono sull'istante sanati. Si ravvidero allora del fallo, e chiedendo perdono del loro delitto, convertironsi alla fede, venendo ricevuti e battezzati da quel vescovo, il quale tramutò quella sinagoga in tempio. Quel prelato distribuì questo Sangue in alcune ampolle di vetro e ne mandò in vari luoghi. Quello che qui veneriamo, dicesi essere il medesimo spedito alla chiesa imperiale di Costantinopoli. Sant1 Atanasio, che visse in quel torno, scrisse un sermone sopra questo Sangue, che venne anche letto nell1 anno 782 nel consiglio secondo Niceno, e servì di validissima prova contro agli impugnatori delle immagini sante. 11 canonico Stringa avendo cognizione del prodigio seguito Tanno i23o, quando arse cioè tutto il tesoro, nè avendo lume della reliquia di cui parliamo, trovata solamente con molte altre nel 1617, conchiude falsamente e sul fondamento della Cronaca del Dandolo : che questa sia una delle tre che preservossi dall1 incendio. Le parole della cronaca sono le seguenti: Devoti etiam Principes Sanctorum occultas reliquias tandem invenerunt, quarum dux obtinuit mirificem Crucem auro inclusam, quam post inventionem matris Constantinus secum in bellis de tuie rat, et ampullam Sanguinis miraculosi Jesu Christi, ec. 11 Tiepolo citato, aleni tempo avvenne la scoperta dell1 ampolla del Sangue prezioso, con quelle tante altre reliquie che nella sua Memoria registrò, direttamente si oppone all1 opinione dello Stringa, edottamente asserisce essere quella che allora si scoprì e non questa di Berito. Dice che l1 imperatrice sant’Elena Paveva avuta nella città di Gerusalemme, e che i nostri, avendola ottenuta, la nascosero, conforme fecero del corpo di s. Marco, di quello di sant1 Isidoro e di tante altre reliquie. Prova, che il doge Dandolo dicendo: Ampullam Sanguinis miraculosi Jesu Christi, intendeva parlar del Sangue prezioso, perchè, se avesse voluto parlare del miracoloso, avrebbe detto: Ampullam Sanguinis ex Crucifixo aliquo miraculose effuxi, ec. (1). Quindi conviene mettere in chiaro una difficoltà, la quale può indurre alcuno in errore. Il fuoco incenerì tutte le reliquie, fuorché quella del Sangue di Gesù Cristo, della santissima Croce e del teschio di s. Giovanni Battista, e fece colare tutti i metalli e le cose preziose; come dunque rammemorare tante reliquie, gemme, ecc., che si ebbero di ragione della chiesa e palazzo imperiale di Costantinopoli, quando l1 acquisto di quella città seguì vensetfanni innanzi ? dovrebbe essersi tutto incenerito. Si risponde, per quel- lo che pertiene alle gemme ed altre preziosità, supposto anche che quelle che ora vediamo siano le medesime che allora si ottennero, non ricavarsi da veruna memoria in qual luogo si conservassero, e la inscrizione posta subito dentro all1 andito non significa che anticamente là dentro fossero collocale. Per quello appartiene a^netalH, possono essere state le argenterie e i bronzi per uso «Iella chiesa, e le legature delle antiche cose sante. Quanto alle reliquie non apparisce che nè pur queste si acquistassero tutte nell1 anno 1202, ma nel proseguimento, e in varie circostanze di tempi, e da vari separati luoghi, non ostante che fossero una volta della chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli. Nell1 incontro di varie vittorie, nelPacqui-sto di alcune città, dallo zelo di molti nobili che andavano in traccia di procurarsele, dal dono di vari imperatori e pontefici, dal trasporto di quelle di Candia, e cose simili, nacque il copiosissimo cumulo del nuovo Tesoro. Oltre di che, tutte le reliquie non si (1) Tiepolo, loc. cit., pa§r- 33.