-=$«■ 482 «j>- quell’ onore e dignità, che già ella riteneva » presso de'Greci (Zarl., Istit., proera. ) ; onde unico lo chiama il Vicentino, singolare l’Artusi, perfezionatore della prima pratica Cesare Monteverde. Primo, per testimonianza di Zarlino, introduce l’uso del canto doppio, cioè a due cori ; e scrive « con diligente invenzione, non più usata dai musici, » concenti di violoni e voci per privale accademie; e la musica loro « è sì unita, sì dolce, sì giusta, sì mirabilmente acconcie le parole, » che Antonfrancesco Doni, il quale gli udì una sera in Venezia, confessa maravigliato « di non avere saputo che cosa sia stata armonia ne’suoi giorni, salvo in quella sera (Doni, Dialog. di mus.J; » donde apparisce che l’arte dell’¡strumentare comincia in qualche modo da lui ; né fu propriamente primo il Rore ad acconciar bene la musica alle parole nello stile madrigalesco ; che anzi chi ponga mente al famoso duo recalo dall’ Artusi (Imperf. della mod. mus.J, vede che altre novità furono pure apparecchiate da Adriano. Certo un vivo spirilo di progresso manifestossi ne’ suoi discepoli, che molti e famosi nobilitarono, al dire dell’Artusi, non pur Venezia, ma l’intera Italia. Tacciamo del cremonese Costanzo Porta e del vicentino Nicola : diremo solo di Cipriano Rore, che gli succedette in San Marco ( 18 ott. 1563); di Giuseppe Zarlino di Chioggia,successor del Rore (5 luglio 1565); e di Andrea Gabrielli, che divise la gloria d’ organista in S. Marco col celebre Claudio da Correggio giudicato il primo sonatore del secolo XVI. Fu Cipriano Rore, o vaan Roor, di Malines, scrive Cesare Monteverde, interprete di suo fratello Claudio, il primo rinovatore ne’ nostri caratteri ( chè agli antichi Greci fu cosa nota ) della seconda pratica; di quella cioè, in cui 1’ armonia non comanda, ma è comandata dalla melodia, e la melodia dalla parola, come la parola dal-I’ affetto. Onde che primo ad accomodar bene e con bell’ ordine le parole lo dice l’Artusi. Di qua maggior licenza di tuoni misti, che apparecchia la moderna musica; passaggi non anco usati; un preludio quasi del modo cromatico. Nè queste novità procedettero in lui da scarsa cognizione de’severi precetti; perocché anzi, siccome afferma Vincenzo Galilei (Dial. della mus. ant. e mod.), fu egli