<£* 183 *S> nuovi lavori, con la mercede di ducati sessanta all’anno ; e che i commettenti avrebbero pagato marmi, operai e quant’ altro fosse. stato necessario alla fabbrica; il che sembra sempre più avvalorare 1 opinione, come dice il Selva, che Pietiv non sia autore del primo disegno (1). II qual Selva, nell’opera delle Fabbriche e. monumenti cospicui di Venezia, vien descrivendo questa chiesa in ogni sua parte, illustrando le otto tavole che ne recano gli alzati, la pianta ed i particolari. Bello e pittoresco è l’effetto della maggiore cappella, la quale elevandosi per sedici gradi, che smontano ad un nobile ripiano, rendono più maestoso l’accesso al Santuario, diminuiscono 1’ eccedente lunghezza della cella, e lasciano luogo, sotto ad esso ripiano, ad una sagrestia, che in alcun altro luogo, per angustia di spazio, non si avrebbe potuto disporre. L'esterno è magnificamente abbellito da due ordini di pilastri con piedestalli e trabeazione, i quali ricorrono in giro per tutto l’edilizio. Il primo di questi ordini è corintio ; la fronte dc’suoi pilastri e scorniciata, ed in quelli che fiancheggiano la porla principale c le due nel lato, vi sono scolpili vari arabeschi. 11 secondo è ionico coi pilastri scanalati, e sui loro capitelli impostano gli archi, che sostengono la ricca trabeazione, sopra cui nella facciata, per quanto è larga, gira un maestoso frontone semicircolare, che ha nel mezzo una gran finestra che dà luce alla chiesa, e due minori laterali cieche, mentre la terza superiore illumina lo spazio fra le vòlte ed il coperto. Son poi lui le rivestile l’esterne pareti di lastre di marmo greco, con ¡scompartimenti rettangolari, entro a’quali incassate sono altre lastre e pezzi di marmi preziosi, quali il porfido, il serpentino, il verde antico, ec., per cui l’ignaro vulgo crede e dice essere stata questa chiesa costrutta co’materiali che soprabbondarono dalla fabbrica della basilica Marciana. — 1 molti ornamenti, lavori di Pietro (i) Temanza. che non ebbe notizia certamente della cronaclietta riferita, attribuisce a Pietro Lombardo l’invenzione del disegno ; e dice, che questo tempio è una certa composizione di gusto alla greca, che meritamente si può chiamare uno sfogo di quest’ arte, che già incominciava a risorgere. ( Vii. Jiag. 83. )