«=s* 216 «e=- guerra erano di figura proporzionatamente lunga, erano bassi di bordo, e quasi sempre correvano a remi. Annunciato abbiamo al cominciare di quest’articolo che la galeazza da mercanzia o galea grossa era la vera trireme veneziana : a caratterizzarla con quest’ultimo nome, ci siamo condotti in seguito a studi ed a confronti da noi operati sulle relazioni di Pietro Vermilli (Pietro Martire d’Anghiera), sui Dialoghi mss. di Cristoforo Canale, sul Capitolo di Ni colò Liburnio per titolo la fama et laude della galea di cinque remi per banco, sull’ opera di Lazzaro Baifio : De re navali veterum, e su d’una nota di Luigi Bossi all '‘Elogio storico da luifatto a Gio. Rinaldo Carli; il perchè nella nostra memoria sui Legni poliremi degli antichi veneziani, più volte ancora citata, abbiamo potuto dimostrare, e ci venne fatto di concludere che la galeazza da mercanzia era un legno fortissimo, i cui remi erano disposti in una sola linea, vale a dire, in un unico ordine lungo i lati del naviglio, ma associati a tre per ogni banco ossia scalmo, ciocché bastava per assicurarci senza ombra alcuna di dubbio che la galeazza veneziana era una vera trireme, e più ancora bastava a provare essere affatto erroneo l’antico sospetto che per trireme, quadrireme, quinquereme, ec. intendere si debba legni con tre, quattro o più ordini di remi uno all’altro soprapposti, principio che veste carattere di assioma, dacché iie1 Diari di Marino Sanudo, all’anno i525, i5 agosto, colà dove parla del modello di una quinquereme progettata dal celebre nostro Vettor Fausto, leggiamo queste parole : Venne dal serenissimo Vattor Fausto, leze in greco in questa terra e rnostro uno bellissimo modello di far una galla qual vogerà (5) remi per banco, che le sotil vuoga solum tre et qui mostro il modo si che lo rimesse ad aldirlo in colegio. Laonde va ad esser provato, che i legni veneziani non assumevano nome di bireme, trireme, quadrireme, ec. perchè avessero tanti ordini di remi uno all’ altro soprapposti, ma invece perchè avevano due, tre, quattro o cinque remi ad ogni banco. Intorno alla galeazza da mercanzia, da alcuni paragonata all’ antico dromone del secolo IX, si hanno memorie fin dal i358. Altri però la vorrebbero fabbricata per la prima volta nel i429> la si usava anco nel i533, ed al riferire del Coronelli, ne venne tralasciato l’uso nel 1645, dicendo egli di aver vedute le due ultime abbandonate nell’arsenale; ma questi certo intendeva accennare alle galeazze da guerra ideate nel XVI secolo dal patrizio Gio. Andrea Badoaro, di cui tratteremo a suo luogo. V’è inoltre chine assegna la costruzione all’anno 1470? e ne dà lode a certo Crescenzio, ma ogni argomento si risolve a provare che il merito di questo Crescenzio sia limitato ad una qualche modificazione. Riguardo alle dimensioni, lasciate a parte le altrui congetture per le'quali si vorrebbe avessero le prime galeazze una lunghezza di piedi 175 ( metri 60,900), ci terremo piuttosto al decreto di senato 3o marzo i52o, in cui è prescritto che le galee grosse aver debbano la lunghezza di passi 26cioè piedi veneti i32,6 (metri 46,110), la quale prescrizione ci assicura che diversa in più od in meno era certamente in origine la lunghezza di questi bastimenti. Che però con l’andare degli anni essendosi riconosciuto che difettavano nella navigazione, uscì altro decreto 1529, primo marzo, per cui le dimensioni di tali legni vennero fissate, per lunghezza, passa 27 4/2 (metri 47?85o) da ruoda a ruoda ( da un’ estremità all1 altra), in bocca (larghezza) piedi 23 ( metri 8,004), puntale (altezza) piedi 9 (metri 3,i32). Ergevano due e talvolta tre alberi verticali ; le vele loro erano due ed anche tre o più, secondo l’esigenza degli alberi, e conservavano gli antichi nomi mezzana, papafigo, artimon e coliina, come presso le galere grosse del precedente secolo.