-<&> 16 -°£> dal Corsini si dedussero ivi deposte nel 1097 : finalmente, nel 1811 in Venezia con quelle di san Marco chiuse in quel tempio l’ultima volla nel 1094, onde si prova che non sia posteriore a tal anno. E a giudicarsi a preferenza che ricordi il nome di Enrico IV, allora da più anni imperatore, e che in quell’ occasione dalla vicina terra-ferma fu a venerare il santo Evangelista. Forse pel trascurato lavoro della zecca, in alcuno si leggono tra loro invertite le due leggende dal dritto al rovescio. Due diversi esemplari di questo medesimo danaro qui si pubblicano, che sono ora nella Marciana, pel legato anche di monete lasciatovi del patrizio Gir. Ascanio Molin. L’ altro periodo meno antico del danaro abbraccia le monete più certe anche di tempo, perchè marcate col nome dei dogi, e qui si fa incominciar soltanto dal XII secolo, mancandoci moneta effettiva più antica che così sia segnata ; benché si abbia ogni presunzione che sia di data anteriore. Il costume di por questo nome sulla moneta, ordinariamente dagli scrittori si fa risalire all’ anno 1051, dicendosi incominciato sotto il vice-doge Orso Orseolo patriarca di Grado, e potrebbe anche esser più antico, giacché le parole del Dandolo : ine monetami parvam sub ejus nomine excudi fecit, forse meglio si riferiscono alla singolare circostanza, che questi pure abbia usato su tal rapporto di un’ antica prerogativa dei soli dogi. E cosa assai facile come si narra, che di qui tali sue monele si dicessero Orseoli ; però di esse non ci rimane più traccia, ed assai posteriori sono quelle di tal sorta che si conoscono, e le quali battute da più dogi si riducono al solo danaro venefico del secolo XII, che, scodellato come i primi, offre dal dritto e dal rovescio due piccole croci in due cerchietti coi nomi del doge e di san Marco nel contorno. Questo danaro sempre più diminuito di forma e di peso, perchè ridotto ai grani 12, e dipoi ad 8 soltanto, si assomiglia nel resto a quelli di prima, e segna la decadenza della moneta. 11 suo intrinseco, benché dal Carli si metta col peggio di carati 288 incirca, pure dal Pasqualigo si riconosce che fosse a peggio di 576 per marca, onde diversamente risulterebbe l’intrinseco di quella lira