96 ■o£> studiosi di altre nazioni. Ben è da ricordare come in Venezia uomini greci fondarono di quando in quando tipografie. Tre ne dà il secolo XV : Laonico Gretense (i486), che procurò la prima e stupenda edizione della Batracomiomachia ; Alessandro di Giorgio da Candace (Canea), che nel medesimo anno fece la seconda edizione del Salterio ( settimo libro greco pubblicato dopo la invenzione della stampa) ; e Zaccaria Galliergi di Creta ( dal i409 *^09) ; alla cui dottrina e alla liberalità del cretense Nicolò Vlastò, suo proteggitore, dobbiamo l1 edizione del Magno Etimologico, di Simplicio Sulle dieci categorie di Aristotele, delle Terapeutiche di Galeno, del Commento di Ammonio sopra le cinque vocali, e dell1 Orologio (1). Nel XVI tre soli ne abbiam potuto incontrare : Andrea Cunadi di Patrasso, del quale vediamo libri ecclesiastici dal i522 al i565 (2) ; e fra questi il Typicon (i544)j rarissimo, posseduto dalla chiesa di san Giorgio in Venezia, e ignoto al Fabricio (3). Nicolò So-fiano di Corcira, illustre letterato ; dai torchi del quale uscì, che si sappia, un solo libro ecclesiastico, l1 Orologio ( 1545), per testimonio del Mustoxidi nell1 erudite notizie che di lui ha scritte (4). Fra il i55i e i568 ( siccome inferiamo) Michele Margunio cretense, già detto di sopra (che poi ebbe il nome di Massimo e il vescovado di Citerà), tenne aperta una tipografìa in sant1 Antonio di Castello ; e nello stampare più libri spese pressoché tutta la pingue facoltà sua (5). Ma l1 incendio che col tempio consumò la preziosa biblioteca di quei monastero e eh1 è, senza dubbio, diverso dagl1 incendii del 1636 e 1687 riferiti da Emmanuele Cicogna (6), mandò in precipizio anche la tipografìa del Margunio. Forse erano greci Giovanni Palamides, Giovanni Filadelfo, Giorgio Argillieri e Marco Clagerà (o Calogerà), i quali dal i539 x^97 leggiamo stampatori nel citato catalogo del Cicogna. Ma di questi mancandoci ogni altra testimonianza, niente sapremmo fermamente dire. Abbiamo però nel secolo XVII Nicolò Glichì e Nicolò Saro, amendue mercatanti di Giannina (7). Venuti a Venezia l1 uno verso il 1647, P altro dopo dieci anni o circa (8), ottennero dal Senato di aprire due stamperie; il che certamente fu qualche tempo appresso. Perocché noi non conosciamo libri dal Glichì pubblicati di qua dal 1671, nè dal Saro innanzi il 1687. — Ne1 primi anni poi del secolo XV111 (cioè non dopo il 1715) poniamo quella di Demetrio di Teodosio da Giannina ; la quale, oltre che in greco, pubblicava libri in illirico. Il grande e dilatato commercio che queste stamperie fecero col Levante fu cagione a principio di loro ricchezza. Uomini di Grecia venivano continuo nella capitale a stamparvi gli scritti loro. E molti furono tra1 nazionali stabiliti in Venezia, che di lor facoltà (1) Maittaire, Annal. Typograph. ; t. I, p. 409* — Brunet, Manuel, etc.$ t. II, p. I. Paris, 1842., p. 351. — Ellenomn. p. 290, 3 29. (2.) Papadopulo-Vrétos, Catalogue des livres grecs, etc. ,* Atene, 1845, p. 3. (3) Biblioth. Graec. ,* t. V, in Allatii, dissert. I, p. 2. (4) Ellenomn., p. 258. (5) Papad. Gymn. Patav. ,* t. II, p. 264. — Tiraboschi, Star, della Letterat. Ital. ; L. Ili, cap. 14. (6) Inscrizioni Venez.\ t. I, p. 189, 365 — Margunio, Epistol. ad David Hoeschel, indicata dal Papadopoli. (7) Helladius, Status praesens Eccl. Graec., p. 5 e seg. — Gallicciolli, Memorie Venete ; 1. I, c. XY, §. 869. (8) Arch. naz. Libro de9 confratelli, n. 134-