497 «3> pubblicarono sonetti ed altri componimenti di lode. Parve a taluno che questo fosse piuttosto un profanare la chiesa, che un culto, e un educazione di Laidi e d’Aspasie più che di buone madri di famiglie (Observ. sur VItal., Venise). Nè noi entreremo qui difensori: ricorderemo solo che non mancarono a questo fine buoni provvedimenti ; poiché il pudore v’ era protetto da forti grate, il sacramento si trasportava altrove ; nessun uomo vi prendea parte, tranne il maestro; il libretto stesso, per togliere ogni aria di profano, si scrisse negli ultimi tempi in latino. Del resto non v'ha pur dubbio che, quanto alla musica, non sia stata quella una gloria delle più singolari di Venezia. Chi consideri che in quegl’ istituti la scuola non era di brevi ed interrotte lezioni, ma in qualche modo continua, perch’era ufficio delle provette istruirvi le novizie; che vi presedeano maestri i più famosi in Italia, e che le più elette e purgale forme vi si do-vean conservare per una tradizione costante, fidata a molte, che là rimanevano a vita ; di leggieri intende perchè quegli asili venissero in tanta nominanza di eccellenti scuole di musica per purezza ed eleganza di modi, tanto che il Mancini, anche verso il fine del passalo secolo, quando il bel canto credevasi già in declinazione, scriveva : « Son di parere che non meritino il nome di vere scuole in oggi in tutta l’Italia, se non che i conservatorii veneti, i conser-vatorii napolitani, e quella del cavaliere Barlolommeo Nucci di Pe-scia (Pens. e Rifless. prat. sopra il canto fig., Vienna, 1744). » Scuola di maniera stimavasi quella dei Mendicanti, in cui primeggiava da ultimo Bianca Sacchetti : la vera scuola del puro canto era quella degl’ Incurabili, che cominciò col Pallavicino, e conservò sempre quel purgato stile, di cui vi fu maestro il Lotti. Perocché P età più splendida per 1’ arte del canto fu appunto in Venezia, coni’ anche altrove, se crediamo al Tosi, al Mancini, all’ Arteaga, al Peroni, la prima metà del secolo XVIII,l’età di Marcello e di Lotti; ed ambidue questi grandi maestri giovarono non meno alla musica, educando al bel cantare, che con le immortali lor opere. Da questa scuola uscì, oltre a Rosana Scalfì, di cui s’è detto, quella celebre vol. i, p. ». 63