321 -H> consideralo pel più celebre della scuola di Giorgio, lasciò Gian Bellini per accostarsi a Giorgione, e meglio che altri lo imitò nel tono del colorito e nella sfumatezza. La sua tavola in S. Giovanni Grisostomo fu da alcuni tenuta opera del maestro, tanto vi è di quello stile. Può sospettarsi, dice Lanzi, che fosse ajutato nell’ invenzione, sapendosi che Sebastiano non avea da natura sortita prontezza d’idee, e che in composizione di più figure era lento, irresoluto, facile a promettere, difficile a cominciare, difficilissimo a compiere. Pitture da stanza, e specialmente ritratti, fece in gran numero e senza molta fatica, ed è raro vedere o mani più belle, o tinte di carni più rosee, o accessorii più bizzarri. Invitato a Roma da Agostino Chigi, e ammirato ivi come uno de’ primi coloritori del suo tempo, dipinse in competenza del Peruzzi e di Raffaello stesso ; e una sala della Farnesina, eh’ era allora casa del Chigi, conserva i lavori dei tre pennelli. Sebastiano vide in questa concorrenza che il suo disegno non poteva esser molto lodato in Roma, e lo migliorò; ma talora cadde in qualche durezza per lo stento che vi durava. E ne fu alcuna volta assistito da Michelangelo, dal cui disegno trasse quella Pietà eli’ è a’ Conventuali di Viterbo, e la Trasfigurazione, e le altre pitture che fece in sei anni a San Pietro in Montorio a Roma. Il padre Federici ha supposto, come cosa verisimile, che Sebastiano sia 10 stesso che quel frate Marco Pensaben domenicano, che a Trevigi condusse nella chiesa di San Nicolò la tavola del maggior altare ; ma 11 Lanzi ha combattuto vittoriosamente con fatti e con giusta critica quella sua opinione, e quindi fra Marco Pensaben è un altro pittore valorosissimo, che dee ascriversi alla scuola di Giorgio, mentre nella citata opera lasciò arra secura di quanto valea nell’arte, e mostrò aver seguito il largo stile di quel capo scuola, e tanto, che noi reputiamo avere il Pensaben pareggiato i migliori seguaci del Giorgione, sembrando impossibile non abbia egli condotto altre opere oltre la descritta. Ed ecco il perchè, mancandoci documenti o memorie di alcuni dipinti, li ripuliamo assai volte lavoro del precettore, quando non sono che fatiche degli alunni o imitatori, che hanno saputo raggiungere 1’ orme del maestro. — Francesco Torbido, VOL. I, P. II. 4-1