■o®- 89 e Niceforo Teotochicorcirese (1772), onore della chiesa e letteratura greca ; i quali non accettarono. Diciott1 anni da poi tornò la nazione ad eleggersi nuovo prelato. — VII. Sojronio Gut u vali (1780-90), arcivescovo di Cefalonia e di Zante, rimase a occupare la sedia (1). Governò in pace e godette le prenominate abbazie di san Giovanni de’ Moraiti e della B. \. in Paleopoli; delle quali la repubblica aveva in perpetuo investita la chiesa di san Giorgio, dell’una nel 1756, dell1 altra nel 1773 (2) ; e davano amendue lire venete cinquemila ventinove o circa. -—Al Cutuvali fu sostituito il leucadio Gerasirno Zigura ( i790_I^20 )■> già diacono, poi cappellano di chiesa. E la sua elezione fu approvata con decreto del Consiglio de’X (26 di settembre i7<)5). Ma non fu ordinato, perchè al mancare della repubblica fu conseguente il molto perdere che la Chiesa fece di sua grande ricchezza. E così terminò la serie de1 suoi arcivescovi, tanto faustamente e operosamente cominciata con Gabriele Severo. Dissi operosamente. Conciossiachè gli fu sempre all1 animo il bene della colonia, e con mire sincere procurò sempre di promuoverlo col consiglio e con l1 opera. Già nul- l1 altro mancava allora al perfezionamento del tempio, quando i confratelli divisarono di fare una instituzione che fosse di letterario vantaggio non pur ai Greci che in Venezia abitassero, ma a tutta quanta la patria comune, u Le lettere e le armi (dicevano essi) 11 furono in ogni tempo, per universale consenso, reputate ornamento principale degli « uomini ; di che la nostra nazione rende chiarissimo testimonio. E non solamente vi nelle antiche istorie, ma eziandio ne1 tempi presenti, ne1 quali coloro de1 nostri, che n abbracciarono la sapienza, sono avuti nella debita stima ; e molti, essendo a1 servigi di vari principi, dimostrano con le opere loro la eccellenza della milizia (3). r> Parole memorande e solenni, che attestano la nobiltà dell’animo greco, una costante, inalterata, non rintuzzata nè dalla crudele ignoranza de’barbari, nè dal continuo mutare delle vicende politiche. Dal qual sentimento animati i Greci in Venezia, si diedero a instituiré una scuola di educazione (i5q3) ; nella quale s’avessero a insegnare lettere greche e parlare speditamente la lingua antica. E benché di quella stagione il trovare maestri fosse raro e difficile (4), ebbero non di meno la propizia occasione di poter eleggere a codesto uffìzio un uomo di splendidissime lettere, Nicolò Lascari. Che se il Papado-poli (5) non confonde le circostanze, nè gli anni, anche assai prima i Greci mercatanti sostenevano per loro liberalità nella via di Sant’Antonio (o meglio Sant’Antonino) un ginnasio ; dove insegnava (e sarà stato innanzi il 1537) ^ cretese Francesco Porto, da Massimo Margunio appellato arcimaestro de9 Greci, poi direttore (6). Ma comunque ciò sia, quella di cui precipuamente parliamo, e eh’ ebbe nome di scuola della nazione, è la più segnalata fra le rarissime che si conoscano nel secolo XVI istituite da Greci per Greci dopo la caduta dell’ impero d’ Oriente. I maestri che v’ insegnarono ( oltre a quanto somministrava loro la chiesa) riscuotevano da’ Camerlinghi del comune ducati i5o l’anno, concessi dal principe (7) per rispetto ai meriti di Gabriel Severo (1) Bolla del patriarca di Costantinopoli, i5 di gennajo 1782. (2) Decreti dei 4 e 11 settembre. (3) Capitolare I, an. 1593. (4) Capitolar, ivi. (5) Histor. Gymn Patav., t. II, p. 3i>4- (6) Papadop., ivi. (7) Decreto 8 di gemiajo 1610. yol. i. in