Anno M D L X I I I. 381 eccettochè i Cavalieri di Malta, i Quali fempre in corfo recarono bensì non pochi danni alle Terre de’Turchi, ma lenza i'ollievo di quelle de’Criftiani. Dalle civili guerre fu in queft’Anno parimente lacerata la Francia, dove gl’inquieti e perfidi Ugonotti fecero affaifinare ed uccidere il valorofo Duca, di Guifa, Capo della parte de’Cattolici. In Ifpagna, giacché il Re Filippo il. non poteva aver iucceilione dalla nuova fua Moglie, Sorella del Re di Francia, ed era per altra parte maliilìmo contento dell’unico fuo Figlio Don Carlo, giovane di cervel- lo torbido: egli defiderò, che MaJJimiliano 11. Re de’Romani fuo Cugino inviaiTe alla Corte di Madrid i di lui due Figli hidolfo ed Erne-(lo Arciduchi, acciocché apprendeil'ero i coftumi de gli Spagnuoli, e per ogni bifogno poteffero ioftenere la Cafa d’Auftria nella Monarchia di Spagna. PafTarono quelli due Principi verfo il fine dell’Anno per Milano, e andarono dipoi ad imbarcarfi a Nizza, con ricevere daper-tutto diiHnti onori. Ad effa Città di Milano tentò in queft’ Anno il Re Cattolico di fare un regalo, con volere introdurre colà l’Inquifizione all’ufo di Spagna. Contuttoché la maggior parte de Cardinali ripugnaffe a tal novità, pure il Papa , a cui premeva di non disguftare un sì potente Re, fi lafciò vincere, e condifcefe a sì fatta iftanza. Efpofta dal Duca di Seffa Governatore a i Milanefi la volontà Reale, gran commozione fi fvegliò nella Nobiltà del pari, che ne’ Popolari, affai informati dell’ odiatiffuno rigore dell’Inquiluion di Spagna, e come fotto colore di punir le colpe di chi era miferedente nella Fede , per altri delitti ancora o veri o pretefi fi facevano fegrete giuftizie o vendette a piacimento del Principe. Però tutti animoiamente rifpofero d’effere buoni Cattolici, e non travarfi fra loro Ebrei finti Criftiani, come in Ifpagna ; nè eftervi motivo alcuno di mutar l’ordine già preferitto c dilcreto di quel Tribunale in Italia, e che perciò non comporterebbo-no una sì eforbicante gravezza. Poco mancò, che non fi veniile ad una follevazione, e non fi rinovaiTe la feena fucceduta ne gli anni addietro per quefto medefimo tentativo in Napoli. Il faggio Governatore, veggendo gii animi sì mal difpofti, calmò con buone parole il lor movimento, e promife di fcrivere in favore d’effi al Pontefice e al Re. Così fece egli, nè più fi parlò di quefto affare. Per limili fofpeN ti forfè ancora nell’ Anno feguente non lieve alterazione nel Popolo di Napoli, troppo alieno dall'ammettere anche la fola ordinaria Inquifi-zione, che fi pratica in tante Città d’Italia per unico bene della Religione. Erafi da qualche tempo coftituito capo di banditi nella Calabria un certo Marco da Cotrone, e concorrendo a coftui la feccia di rut-