Anno MDXXIV. 163 Intanto il Re Francefco flava in Lione ( il Guicciardino fcrive in Avignone ) ammafTando una potente Armata, con aver già prefi al fuo iòldo ledici mila Svizzeri, e Tei mila Tedefchi . Avvenne , che il Re d’Inghilterra niun movimento fece contra de’Franzefì. Di poco momento ancora fu quello dell’Imperadore dalla banda della Navarra ; e però avendo il Re Criflianiffimo richiamata buona parte delle milizie, che dianzi aveva oppoflo a i lor tentativi: l’efercito Imperiale, informato di tanto apparato di guerra, determinò di levare il campo da Marfilia . Ma nel levariì nacque voce , che il Re con ifmifurate forze veniva contra di loro ; ufcì ancora co’fuoi Renzo da Ceri, per dar loro la ben andata: onde non lieve timore e difordine forfe fra ef-iì, talmente che fei pezzi d’artiglieria lor furono prefi, e molti lardarono ivi la vita. Ritiratifì poi il meglio, che poterono , quindici miglia lungi da Marfiliain forte alloggiamento, filavano afpettando, qual rii'oluzione fofle per prendere il Re Francefco. La rifoluzione fu , che il Re fempre vogliofo di conquifìar lo Stato di Milano, veggendolo ora fguernito di difenfori, e che più agevole farebbe a lui di arrivar prima colà, che alla nemica Armata di Borbone , a cui conveniva paffar per le difaflrofe llrade della riviera del mare: s’avviò verl’o il Monfenifìo con tutte le fue forze, credendo, chela perfona e prefenza fua rimoverebbe qualunque oilacolo, che finora a’iùoi Capitani avea impedito l’acquiflo, o pur la confervazio-ne dello Stato di Milano. Attefla il Belcaire, eh’effo Re inclinava alquanto alle Guafconate, nè egli volle abboccarfi colla Regina fua Madre, che era venuta per diffuaderlo da quella imprefa . Giunto il Re a Sul’a (ed era fui principio d’Ottobre ) ivi fi fermò due giorni, afpettando il refi© deirefercito fuo, che tutto confìfleva in due mila Lande , tre mila cavalli leggieri , e venticinque mila fanti. 11 Guicciardino parla diventi mila fanti, e nulla dice della cavalleria leggiera, di cui nondimeno ninna Armata foleva andar fenza. All’avvilo di quella molla il Duca di Borbone s’ affrettò , per tornare in Italia. Se crediamo al Giovio , fece fondere le artiglierie; le al Guicciardino, le fece rompere, e portare su i Muli. L’Anonimo Padovano ha, che caricatele fulla flotta de’Genovefì, le fpedì a Genova . Giorno e notte marciando i fuoi foldati per quelle alprifiime firade dietro al mare, giunfero finalmente mezzo morti al Finale. Trovoffi il Viceré Lanoia in quello inafpettato temporale flranamente confufo , perchè per aver mandato il fiore del fuo efercito in Francia, non vedea maniera di refiftere a si gran torrente. Era imponìbile il difendere Milano; perciocché portata colà, iìccome dicemmo, la Pelle da Biagraffo , L 2 nè