Anno M D X I I, 81 To rmato che fu a’quartieri il delut'o efercito Veneto, fi applicò quel faggio Senato a trattar di pace col Vefcovo Gurgenfe, che era il Plenipotenziario di MaJJimiliano Cefare in Italia. Volle il Papa, che que-ilo negoziato fi facefie in Roma, e dettata imperiofamente la capitolazione, comandò a i Veneziani di accettarla. Conteneva ciTa, che Verona e Vicenza rertaflero a Martimiliano; che per Padova e Trivigi pagaffero ad erto Cefare trecento Libre d’oro ogni anno a titolo di cenio, e due mila e cinquecento Libre d’oro pel Privilegio; e per le Terre del Friuli ne folle poi Giudice lo flerto Papa. Conobbero allora i Veneziani d’ertcre maltrattati e traditi anche da querta banda; ed ancorché fi tro-vartero in poco buono flato per li monti d’oro fpefi in queila guerra, pure non oliarne lo fdegno e le grida d’erto Papa, generofamente ricalarono di confentire a sì gravolà ed inafpettata pace, con dariì più torto ad intavolar accordo e Lega col Re di Francia, ficcome diremo, giacché il Papa in una nuova Lega fatta con Martimiliano e col Re di Aragona, ne avea efclufi con poco buon garbo gli ileili Veneti.,Nel dì 15. di Dicembre arrivò a Milano Majp.miha.no SJor^a, dichiarato Duca da Cefare e dalla Lega; nè fi può efprimere, con quanto giubilo, con qucvrfffe ferte egli forte ricevuto da i Milanefi, e quanto magnifica forte l’entrata fua in quella nobil Città, perchè accompagnato dal Cardinal di Sion, dal Vefcovo Gurgenje, da Raimondo di Cardona Viceré, e da infinito numero di Capirani, e Nobili Italiani, Tedefchi, Spagnuo-li, e Svizzeri. Anche il Cartello di Milano, tenuto da’Franzeii, intanto andava facendo co’grofìì cannoni delle falve, d’allegrezza non già, ma di danno a i Milanefi. Rimafe nondimeno il povero Duca, come fchiavo de gli Svizzeri. Nè fi dee tacere, che asfaltato nell’ Anno prefente il Re Crirtianirtìmo da i Re d’Aragona e d’Inghilterra, lafciò per fua negligenza, che il primo cioè Ferdinando il Cattolico, occuparte la Navarra, togliendola a quel Re. E perchè mancava all’Aragonefe un legitrimo titolo di appropriarfi quel picciolo Regno: fi fervi d’una Bolla di Papa Giulio lì. che avea dichiarato decaduto da ogni fuo diritto chiunque forte aderito al Conciliabolo di Pifa, concedendo a ciafcuno facoltà di occupar i loro Stati. Quella Bolla proccurata dall’accorto Re, per at-tellato del Mariana, tenuta fu per molto tempo fegreta, e poi sfoderata al bilogno. Ma non so io, fe quel Re averte creduta tanta autorità ne Papi da donare i Regni altrui, quando mai contra di lui forte fiata pronunziata una fimil lentenza. Maraviglia fu, che il Re Luigi, per lo fdegno, che nudriva contro del Papa, sì pertinace promotore della di lui rovina, non fi lafciarte allora trafportare all’eccefib di far Creare un Antipapa nel fuo Regno. Senza dubbio ne fu affai trattato. ». Tomo X. f Pro-