Anno MDIX. *9 ro di Milano. Giunfe molto più tardi anche lo fteflo Re Lodovico col Duca di Lorena, e copiofa Nobiltà Franzefe. Nel dì 15. d’Aprile ebbe ordine Carlo d'Ambofìa, Signor di Sciomonte, di dar principio alla danza con una fcorreria. Paffato l’Adda a Cadano, prefe Tre-viglio, Rivolta, ed altre Cartella, mettendo a Tacco il territorio. Nel- lo fteflo tempo Francefco Gonzaga Marcheje di Mantova, entrato nella Lega, aflalì il Veronefe, ma fu refpinto da Bartolomeo d’Alviano. Prel'e eziandio Cafal maggiore, ma gli convenne abbandonarlo. In queilo mentre fulminò il Papa Interdetti ed orribili Cenfure contro i Veneziani, e diede principio anch’egli alle offefe. Francefco Maria della Rovere, Nipote d’eflo Papa, già divenuto Duca d’Orbino per la morte del Duca Guidubaldo, e Generale dell’eiercito Pontifizio, corfe fui Faentino, ed aflediò Brighella, dove perirono fra foldati e abitanti più di due mila pedone; e fu dato il Tacco alla mifera Terra, con trattar ChieTe e Donne, come avrebbono fatto i Turchi. Ebbe erto Duca anche il Cartello di Rufìì, e di là andò a mettere il campo a Ravenna, Città creduta allora inefpugnabile perle tante fortificazioni fattevi da’Veneziani. Da che fi furono i Franzefi impadroniti di Treviglio, il Conte di Fitigliano Generale primario dell’Armata Veneta, che s’era portato a Pontevico, fi affrettò a raunar le fue genti, e mofTofi contro i nemici, gli obbligò a ritirarli di là dall’Adda. Ricuperati alcuni de’Luoghi perduti, perchè un buon prefidio Franzefe tenea faldo Treviglio, convenne adoperar le artiglierie, e venire all’ aflalto. Lo folfennero i Franzefi, ma provata la rifolutezza de gli ag-greflori, e perduta la fperanza di foccorfo, appreffo fi renderono prigioni. Dionifio de’ Naldi Capitano della Compagnia de’ Brighelli, che innanzi a gli altri era ftato all’aflalto, inviperito ancora per le disgrazie della fua Patria, ottenne il facco dell’infelice Terra. Nè pur ivi tralafciato fu alcuno sfogo dell’empietà, della crudeltà, e della libidine, con rivolgerfi nondimeno in grave danno dell’Armata Veneta sì fatta barbarie ; perciocché non poterono i Capitani ritener gran copia d’altri foldati, che non correfle a cercar ivi bottino, di maniera che per farli ufcire di là, fi ricorfe al brutto ripiego di attaccare il fuoco alla terra, la quale dianzi ricca ed amena, fi riduiTe all’ultima nnieria. Di quello fcompi^lio profittando il Re Lodovico, potè a man lai va far tranfitar tutto il Tuo efercito per li ponti, che avea full’Adda a Caffano. Furono a virta le due potenti Armate, e il Re non altro foipirava, che di venire ad un fatto d’armi: il che non meno era desiderato e proporto dall’ Alviano Governatore del campo Veneto, ed uomo aitai