1 Annali d’ Italia, falvarfi colla fuga , fu prigione , ed obbligato poi a rifcattarfi con efor. bitanti taglie. Oltre a ciò in Abbruzzo riufcì a i maneggi de’Pontili zj di far ribellar la Città dell’Aquila; e Renzo da Ceri dopo aver pre-fo Tagliacozzo, s’inviava alla volta diSora. Pareano in quella maniera ben incamminati gli affari del Papa , ma nella foftanza prendevano ogni di più cattiva piega. Mancava danaro per pagar ie milizie; iòmmamente fi fcarfeggiava in Roma IteiTa di vettovaglie; e però una gran diferzione entrò nell’Armata Papale, dimodoché Renzo difpe-rato fe ne tornò a Roma, nè altro maggior progreiìo fecero l’armi del Pontefice. E intanto dalla parte della Lombardia s’era alzato un gran temporale, che di buon'ora cominciò a far tremare Papa Clemente e del pari tutti i fuoi aderenti e fudditi. Certamente in quelli tempi andava continuamente fra tanti venti ondeggiando il politico capo, e l’animo paurofo d’efTo Pontefice, inclinando ora alla fperanza , ora al timore, e fcrivendo ora lettere di fuoco, ed ora altre tutte fommefle a Cefare, e ad altri Principi. Più volte egli moiTe, od afcoltò parole d’accordo col Viceré Lanoia, ma opponendofi fempre a tutto potere gli Oratori del Re Criilianiflimo, e de’Veneziani, e infiilendo egli iempre in volere lo llerminio de’ Colonnefi, andava in fumo ogni trattato. Tuttavia s’era il Papa indotto una volta ad un aggiuilamento anche poco decorofo, ed altro non vi mancava, che la di lui fottofcrizione, allorché fopravenne la nuova d’eiTere flati cacciati da Frifinone gl’imperiali: per la qual vittoria infperanzito di più felici fucceffi, troncò quel negoziato. Con-tuttociò da che s’intefe la molla del Duca di Borbone verfo gli Stati della Chiefa e di Firenze, allora accomodandofi alle correnti vicende, acconfentì finalmente ad una Tregua di otto mefi coll’ Impera-dore, e a reilituire a i Colonnefi le loro Terre: rifoluzione, che parve faggia per conto fuo, ma che a’fuoi Collegati riufcì fommamente difpiacevole e moleila, e a lui pofeia e a Roma infinitamente danno-fa. Imperciocché credendoli egli in vigore di quella Concordia a/ficurato da ogni pericolo, difarmò, licenziata la maggior parte delle fue foldatefche, e fpezialmente le bande nere del fu Giovanni de Me-( Mi* nald ^tcl’ gente tutta veterana e valorofa. Scrive il Rinaldi ( a), che non a ini. Ecc. fi parlò in eifo accordo de’ Colonnefi: il che non par verifimile. Se-(b)Sjnfovi- condo 1’ Anonimo Padovano, circa il dì 25. di Marzo fu flipulata L n°Johannes Tregua fuddetta, e in fatti entrò quel dì in Roma il Viceré Lanoia . C»t/«w{«/i. Ma in eifa Città comparve ancora un uomo veilito di facco, fo’prano-minato Brandano, che alle apparenze fembrava un pazzo, ed era Sa-JThri. nefe di patria. (¿) Andava egli pubblicamente, a guifa di Giona, pre* dican-