Anno MDLII. fi e Mirandole!!, fpalleggiati da molte fanterie affaldate per ordine del Re da Ippolito d' Ejìe, Cardinal di Ferrara, e iìtuate al Forte di Quarantola, volarono a que’Forti, e furiofamente li demolirono. Ratificò pofcia l’Imperadore la Tregua fuddetta : il che fervi ad allontanar la guerra da Parma e dalla Mirandola, riducendofi eiTa in Piemonte, le non che reftarono i prefidj Imperiali in Borgo San Donnino, Siffa, Noceto, Colorno, e Caftelguelfo, ficcome ancora in Brefcel-lo, Montecchio, e Caftelnuovo, Terre del Duca di Ferrara. Per conto del Piemonte, da che fu rotta la pace, ed accorfe colà Don Ferrante Gonzaga, unitoli feco Emmanuel Filiberto, Ipiritofo Principe di Piemonte, fi diedero amendue a fermarei progredì del General Fran-zefe Signor di Brifach, che avea prefo Saluzzo, Chieri, San Gemi-niano, ed altri Luoghi forti in quelle parti. S’impadronirono eiìì di Brà , e coitrinfero i Franzefi a levar l’aiTedio di Cherafco. A riferva di due Fortezze riacquiftarono anche il Marchefato di Saluzzo. Ma venuti ordini dall’Imperadore d’inviar parte di quelle milizie in Germania, indebolito il Gonzaga diede campo a’Franzefi di fottomette-re il forte Cartello di Verrua, Crefcentino, e Ceva. Rinforzato dipoi il Gonzaga da altre milizie, ricuperò Ceva, e San Martino; ma ebbe il difpiacere d’udir prefa da’Franzefi la Città d’Alba, e meffo ivi un prefidio di due mila fanti con abbondante copia di vettovaglia, fenza ch’egli avelie tali forze da poterla ricuperare. Accoltoli intanto il Principe di Piemonte, che la guerra in quelle parti fi riduceva ad un giuoco ora di guadagnare, ed ora di perdere qualche Cartello, giudicò meglio ditornarfene in Lamagna all’immediato fervigio dell'Imperado-re, il quale, ficcome diremo, lì trovò in gravi pericoli ed affanni nell’ Anno prefente; e però altro d’importanza non fegui per ora in Piemonte. Priva non fu di novità in queft’ Anno laTofeana. Non fi può negare : farebbefi quafi potuto contar per un miracolo , fe Carlo V'. Principe di sì gran potere, fi folle contentato de’tanti fuoi Regni e Stati, nè averte nudrita in fuo cuore 1’Ambizione, o fiala non maifaziabile voglia di «iccrefcere 1’ autorità e i dominj ; perchè querta paffione fi può in certa maniera chiamare l’anima di quaifivoglia grado . Se que* rta è frenata dall’impotenza o dal timore in alcuni di eili, e bene sfrenata in altri, ma d’ordinario palliata con altri titoli, pretefti, e Ma-nifefti, inventati per abbagliare, non già i faggi, ma il volgo ignorante. Da che entrò in Siena la guarnigion di Celare , ad altro non fi pensò, che ad opprimere la L'bertà di quel Popolo: al qual fine fi applicarono i Minirtri Cefarai a fabbricar ivi una Fortezza, (piegandoli di far ciò per amorevol intenzione di dar la quiete alla per altro divi- fa ed