Anno MDXXXVI. 147 fopranominato o cognominato il Medeghino , acciocché congiunto col Marchefe di Saluzzo, affediaffe Torino. Nello iteflo rempo fu molla uerra in Fiandra dall’armi Cefaree al Re di Francia. All’aiTunto mio afterà di accennare, che con tante forze l’Augufto Carlo entrato in Provenza, nulla operò di memorabile. Circa un Mefe lì perdè nella Valle d’ Aix, tentò indarno di formar l’alTedio di Marfilia , nè alcun fatto d’armi coniìderabile avvenne in quella fpedizione. Intanto il gran caldo fece guerra alle fue truppe, alìe quali mancavano bene fpefìo le vettovaglie. Sopravenne poi l’Autunno colle pioggie e col fango, e coll’ avvifo, che il Re di Francia, fi accontava con un efercito di quaranta mila combattenti, giacché venti mila Svizzeri erano giunti al fuo campo: laonde l’imperadore non volle maggiormente differire il ritornarfene in Italia. Ci ritornò, ma col rimprovero d’aver cantato il trionfo prima della vittoria, e coll’Armata fua disfatta , perchè almen la metà delle fue truppe vi perì per gli llenti, per le malattie , e per altri difordini. Seco ancora portò il rammarico di aver perduto fotte Marfilia il valorofo fuo Generale Spagnuolo Antonio da Leva, morto d’infermità di corpo, e di pafiion d’animo per l’infelice fuccefTo dell’armi Cefaree in Francia, efTendo flato creduto, ch’egli fofTe il principal promotore di quella , quali dilli, vergognofa imprefa. Al Re di Francia coflò la guerra fud-detta infinite Ipele e graviiììmo danno a i fuoi Popoli di Provenza. Quel nondimeno, che gli trapafsò il cuore, fu l’inafpettata morte del Delfino, cioè di Francejco fuo primogenito , giovinetto di mirabil efpet-tazione., che venuto all’Armata , in quattro dì di malattia li sbrigò da quella vita. Nel bollore di quella doglia corfe l’ufuale fofpetto di veleno , e ne fu imputato il Conte Sebajiiano Montecuccolì fuo Coppiere, onorato Gentiluomo di Modena, a cui di compleffione delicatiffima , come attella Aleflandro Sardi, Scrittore contemporaneo (a), collafor-(a) Sardi, za d’incredibili tormenti fu eflorta la falfa confellione della morte proc- 1^ìor' MSu curata a quel Principe ad illigazione di Antonio da Leva e dell’Impera-dore Hello: perlochè venne poi condennato l’innocente Cavaliere ad un orribil morte . Non vi fu faggio, che non conofceffe la fallìtà e indegnità di quella imputazione, di cui non era mai degno l’animo generofo di un Carlo V. Mentre li facea quella danza in Provenza, il Conte Guido Rangone Modenefe, dichiarato dal Re di Francia Generale dell’armi fue in Italia , nel Mefe di Luglio ridottoli alla Mirandola, quivi rau-nò un corpo di dieci mila fanti Italiani e di fettecento cavalli, fotto il comando di varj prodi Capitani. Teneva ordine elfo Rangone di tentar Genova in tempo, che Andrea Dona col fuo iluolo di Galee era in Francia. MoiToli egli nel dì 16. d’Agollo, arrivato che fu Q 4 a Tor-