Anno M D I I I; ¿1 per uaa mina ( cofa allor nuova ) che fece faltar colla polve da fuoco Pietro Navafro, venne in poter di Confalvo. Finalmente s’inviò alla volta del Regno l’Armata Franzefe, e giun- ■ fe ai unirfi cu’fuoi a Gaeta. S’era poltato Confalvo a San Germano. Vennero anche i Franzefi, al Garigliano, e nufcì loro di far un ponte su quel fiume, e fenza alcun progreflo in que’contorni fi accamparono. Era quel fito aiTai difagiato, perchè i folda'ti ftavano come impantanati nei fango; nè potendo reggere a que’patimenti, eflendo anche mal pagati, parte s’infermavano, parte dilettavano, di maniera che molto s’infievolì l’efercito loro. Anche Francefco Marchefe di Mantova, che fin qui avea efercitato fra loro la carica di Generale, effendo caduto malato, o pur fingendoli tale, per non poter più reggere o alla luperbia, o alla difcordia, o alla difubbidienza de’Fran-zeli, impetrata licenza dal Re, fe na tornò a (:afa. Si rinforzò intanto il gran Capitano coll’arrivo di Bartolomeo d'Alviano, famofo Con-dottiere, inneftato nella Cala Orfinq , che con altri di quel Cognome al fervigio del Re Cattolico menò varie compagnie d’armati. Voce comune fu, aver lo Hello Alviano con tante ragioni incitato Confalvo ad un fatto d’armi, che ad onta de’fuoi Capitani di contrario parere, egli vi fi lafciò indurre. Gittato dunque all’improvvifo un, ponte nella notte del dì 27. di Dicembre ( ma dovrebbe efl’ere il di 28. ) fui Garigliano a $uio, quattro miglia al di fopra di quel de’Fran-zefi, fenza che quelli fe ne avvedeffero, pafsò buona parte dell’Armata Spagnuola di quà. La mattina feguente, giorno di Venerdì felice alla lor gente, £itto aflalire col refto di fue truppe il Ponte de’Fran-■zefi, nello Hello tempo Confalvo co’fuoi fpronò verfo il loro campo. Più a ritirarli, che a combattere penfarono* i Franzefi, e lafciata addietro la maggior parte delle munizioni ( il Guicciardino dice anche nove pezzi groifi d’artiglieria ) ordinatamente s’inviarono verfo Gaeta, ma infeguiti fempre e battuti da gli Spagnuoli fino alle mura di quella Città. Grande fu la lor perdita per li morti, feriti e prigioni; ma più per lo sbandamento di alTaiffimi, che andarono quà .e là dif-perfi. Vi perì fra gli altri Pietro de Medici, fuggendo pel fiume fopra una barca, che carica di quattro pezzi di cannone fi affondò. Stente poco il gran Capitano ad impadronirli defr Monte di Gaeta; dopo di che fi accampò intorno a quella Città. E tali furono i profperofi avvenimenti dell armi Spagnuole nel Regno di Napoli, correndo quell’ Anno. In cui ancora verlò la metà di Giugno tornarono i Fiorentini a dare la mala Palqua alle campagne di Pifa, e venne lor fatto di acqui-Har la Verucola, e di ricuperar*Vico Pifàno. Perchè nè il Papa, nè Torno X. B 3 gli