LXIl icrivere, contenermi diverfamente dall’efatto da me ne’Tomi precedenti, vedrà nel leggerli ciafcheduno la neceflìtà del mio contegno. Certo, che il Sig. Muratori, uomo per altro celebre nella Repubblica Letteraria per la Tua gran dottrina, qualunque fe ne fia la cagione, o l’età oramai troppo avanzata, o la prevenzione, e l’impegno di foftenere cole altrove già dette, nel Tomo prefente pare, che abbia quafi perduta di vifta ogni moderazione; tal è la durezza dello itile, e dell’ef-preifioni, che tratto trattovi s’incontrano. Che poi per la Tua avanzata età, fe non vogliamo dire per negligenza dell’ Amanuenfe, fi a incorfo ancora il dottiiiimo Muratori in varj sbaglj di Geografia, e di Storia, l’averei potuto dimoflrare con evidenza più e più volte. Baita fo- 10 qui riferire ciò, che fcrive all’an. 1555., dove parlando dell’incendio fatto da’Turchi di Paola mia Patria, Città della Calabria citra, e di San Lucido, Terra della medefìma, mette quefte nella Bafilicata Provincia diverfa. Ecco le fue parole: In quejianno ancora chiamarono i Fran^eji nel mar di Tofcana /’ Armata Turca comandata da Pialaga Baf sà , e da Dragul, che nella Bajilicata abbruciò San Lucido, e Paola Patria del Santo ljlitutor de Minimi. Ma io non ho prefo a confutare fimi- 11 sbaglj, fatti certamente per inavvertenza di chi molto fcrive. Solamente ho voluto far vedere, fcegliendo tra’più un efempio, che fic-corac l’età fua può avere contribuito a queita forta di errori; così nella medefima polTono almeno in parte rifonderfi le cofe offervatc. Tolga però Iddio, che io, che vorrei aveffe egli trattato e Pontefici, ed altri gran Perfonaggj in quella difcreta , e ritenuta maniera, con cui ho proccurato di portarmi feco, voglia poi dipartirmi dall’ufato mio Itile, cioè di vendicare la verità, ma di rifpettare nel tempo iteffo la fua illuftre perfona. Su quefto piede io mi lufingo d’ effermi tenuto, iìccome nell’altre, così in quelt’ultima mia Prefazione, e fui medefi-mo fpero di tenermi nelle due, che mi rimangono. I diritti della S. Sede, le perfone venerabili de’Pontefici, i quali però come uomini non fono itati impeccabili, faranno da me, per quanto mai potrò, fempre difeiì. Ma non perderò mai di vifta in ciò condurre a fine, la ftima per un Letterato, che non lafcia di avere de’gran meriti colla Chiefa, e della cui buona intenzione nello fcrivere ci aiììcura, e la nota iua probità, e quella, che giova qui ripetere, comechè altre volte commemorata, umile foggezione, con cui fi efibì pronto a coreggere , mutare, e togliere da’fuoi Annali tutto quello, che in effi dalla S. Sede Apoitolica, e da quel SS. e dottiiiimo Pontefice, che l’occupa di prefente, e che per molti, e molti anni è degniffimo di occuparla , veniiiè difapprovato . G L I