i68 Annali d’ Italia. Marchcfe dì Pefcara . Poi parla d’altri cinque mila di là parimente venuti fui principio di Febbraio. Comunque fia, certo è, che un frodo rinforzo pervenne al campo Cefareo. Allora fu , che il Viceré .anoia d’accordo con tutti i Capitani prefe la rifoluzione di provar le fue forze con quelle del Re Criftianiffimo, e di tentare con ciò la liberazion di Pavia , la quale ben fapeano effere ridotta all’agonia. Fecefi conto, che l’Armata fua foffe comporta di mille e ducento cavalli tra Borgognoni e Tedeichi, di ottocento cavalli leggieri, di undicimila fanti Tedefchi, e di fanti fette mila fra Italiani e Spa-gnuoli, fenza la numerofa guarnigione di Pavia. Stette eiTo Viceré quattro giorni in Lodi, afpettando che il Duca d' Urbino colle milizie Venete veniffe ad unirli feco , ma indarno 1’ afpettò. Indi pafsò a Ma-rignano , e pofeia a Sant’Angiolo , Cartello porto fra Lodi e Pavia , dove era flato inviato dal Re Francefco Pirro Gonzaga con mille fanti e ducento cavalli. 11 mifero Cartello fu prefo a forza d’armi con iflra-ge di quel preiìdio dal prode Marchefe di Pefcara, che poi lo diede in preda a’ fuoi foldati. Varie difavventure intanto occorfero al Re Criftianiffimo. Due mila fanti Italiani, che venivano al fuo campo, furono disfatti full’ Alefl'undrino da Gafparo dei Mainò Governatore di AleiTandria. Parimente Gian-Lodovico Pallavicino, che s’era fortificato in Cafal Maggiore con due mila fanti e quattrocento cavalli ( l’Anonimo Padovano gli dà tre mila fanti e cinquecento cavalli ) da Ridolfo di Camerino colle genti del Duca di Milano fu feonfitto , e fatto prigione. Ma peggio accadde. Riufcì a Gian-Gìacomo de Medici, che poi fu Marchefe di Marignano , di occupar la Terra di Chiavenna, poiTednta allora da i Grifoni. Fu cagione quella novità , che iei mila Griloni , che erano nel campo Franzefe, chiedeflfero congedo, nè miniera vi fu di ritenerli: il che mife non poca cofternazione nel refto dell’Armata Franzefe , per altro verfo affai debole e fmilza. Imperciocché il Re Francefco nella Certofa di Pavia, attendendo folamente a’ vani piaceri e divertimenti, fenza curarli di afTiilere alle rartegne de'foldati, fi ere-dea di avere un gran numero di combattenti , e veramente li pagava, comefe gli avelTe ; ma per negligenza de’fuoi Minillri, e frode de’fuoi Capitani, mancanti di molto erano tutte le Compagnie. In quefti medelìmi tempi non godeano miglior vento gli affari del Duca d'Albania, giunto nelle vicinanze di Roma col corpo di gente Franzefe. Gran tumulto fu in quelle parti , eflendolì fpezialmente feoperto, che gli Orfini andavano d’intelligenza con effo Duca. Aveano anche unito circa quattro mila uomini del loro partito, e marciavano per con