AnnoMDIX. 37 Anno di Cristo mdix. Indizione xii. di Giulio li. Papa 7. di Massimiliano Re de’ Romani 17. DI grandi avventure, o per dir meglio, difavventure fu ben gravido l’Anno preferite in Italia. Non fi potè tener così occulto il Trattato conchiufo in Cambrai, che non trafpiraiìe al Senato Veneto; e tanto più all’ofiervare i grandi armamenti, che fi faceano in più parti. Si cominciarono perciò molti Configli in Venezia, per provvedere a turbine sì minacciofo . Trovavafi certamente allora la Re- fiubblica Veneta nel più bell’auge della fua fortuna. Per l’Iftria, per a Dalmazia, in Candia, in Cipri, e in altre parti del Levante, fi iten-dea la fua potenza. Uno de’più fertili e ricchi pezzi dell’Italia era fotto il fuo dominio. La fola maravigliofa e sì popolata Città di Venezia potea dirfi un emporio di ricchezze tanto del Pubblico, che de’ privati, a cagione del gran commercio, che da più Secoli faceano i Veneti per mare, della gran copia delle lor Navi, del doviziofo loro Arfenale, che non avea pari in Europa. Colà fi portavano le merci dell’ Oriente, e particolarmente le fpecierie, che fi diftribuivano poi per la maggior parte delie Città dell’Italia, Germania, e Francia. Immenfo era quello guadagno, fe non che folamente circa quelli tempi cominciò a calare , per avere i Portoghefi trovato il parfaggio per mare all’ Indie Orientali, e fempre più s’andò fminuendo da lì innanzi per l’in-duilria d’altre Potenze maritime, che pafifano oggidì a dirittura nelle ileffe Indie. Chi vuol avere un faggio delle ricchezze , che nel Seco- lo Decimoquinto colavano in quella potente Città, non ha che da leggere una parlata fatta nell’Anno 1421. dal Doge Tommafo Alocemgo, e regiftrata nella Cronica Veneta di Marino Sjnuto, da me data alla luce (a). Perciò al bifogno grandi erano le forze di quella Repub-(a) Marino blica non meno in mare, che per terra; grande ancora il coraggio, la fedeltà, l’unione . Sopra tutto la Saviezza, dote inveterata in quel*' renerà, Senato, prefedeva ai lor Configli; e per le buone e puntuali paghe, T°m- XXH-11 rr xy vii* i* •» 1 • 1 J’ • Rcr. Italie« che dava ella Kepubbiica, facilmente correvano a lei le genti d artm,^ ^ e i bravi Condottieri, de’quali allora abbondava l’Italia. Tentarono bensì 1 Veneziani coll’ offerta di Faenza, e fors’ anche di Rimini, di placare il Pontefice. Fecero altri tentativi preifo Cefare, e preiTò il He Cattolico: tutto indarno, perchè niun d’eilì credette [compatibile col fuo onore il recedere dal patuito nella Lega. Si accinfero dunque a- nimofamente i Veneti ad accrescere le lor forze, rifoluti alla difefa, e Tomo X. C 3 mile-