Anno MDXL. 2.63 così gran calca d’uomini e cavalli, che alcuni per la folla vi perde-rono la vira. Non lafciò indietro il Re CriftianiiLmo fotta alcuna di divertimenti , come conviti, giortre, tornei, ed altri fpettacoli, tutti fatti con fomma magnificenza e fpefa, per far onore a sì grand’of-pite. Tenne l’ imperadore de i iegreti e lunghi ragionamenti col Re e co’fuoi Minirtri, nel che pareano divenuti due fratelli que’ portenti Monarchi. Carlo Quinto, da quell’ accortiflìmo Principe , che era , incantò ognuno con belle parole di voler cedere lo Stato di Milano ad uno de’Figli del Re; ma con riferbarfi il compimento di così gene-rofe promeife ( fatte nondimeno folamente in voce ) dappoiché forte sbrigato dall’imprefa di Gante. Allorché quefta fu finita, fparirono quelle sì amichevoli intenzioni della Maellà fua, venendo fempre più ad apparire, che nell’Augufto Carlo per mezzo della Madre era paf-fato l’ingegno di Ferdinando il Cattolico , il quale oifervava la fede lo-lamente a mil'ura dell’utile fuo. Perlochè trovandoli il Re Francefco oltremodo delufo, ad altro non pensò da lì innanzi , chea nuocergli, e a muover guerra a idi lui Regni. Arrivato l’Imperadore a Bruifel-les , fi applicò tucto alle maniere di gaftigar i Gantefi : al qual fine raunò alcune migliaia di fanti Tedefchi e cavalli Borgognoni. Allora fu , che il Popolo di Gante , giacché era venuta meno ogni fperan-za di foccorfo dalla parte de’Franzefi, nè fi trovavano in illato da poterla durare contra del potente Sovrano, fpedirono Inviati a chieder mifericordia , facendogli anche fa pere , che troverebbe aperte le Porte della Città, ed ogni perfona ubbidiente a’ iuoi cenni. Intanto alcuni de’più colpevoli, conofcendo , che 1’ aria d’ Inghilterra farebbe più falutevole per loro , colà fi rifugiarono » Ito pofcia Cefare a Gante colle fue fchiere , armato v’entrò, fece tagliare il capo a nove di que’ Cittadini , e da lì a qualche tempo a molti altri, con privar la Città di tutti i fuoi privilegi, ed obbligar la Cittadinanza a fabbricar ivi alle fue fpefe una Fortezza : al qual lavoro dertinò Carlo per Prefidente Gian-Giacomo de Medici Marchefe di Marignano, che ognidì più facea progreffi nella grazia di lui. Querto efempio di (¿verità fece , che tutti i Paefi baffi col capo chino pagartero e fofferiffero da lì innanzi qualfi-voglia gravezza ioro importa . Ed appunto offerva il Segni, che quello Imperatore con moftra di gran Religione e Giullizia aggravava poi fmifuratamente di tributi i fuoi Popoli di Fiandra, Milano , Napoli, e Sicilia; e chei Governatori fuoi cavavano il cuore ai fudditi con e-forbitanti aggravj : del che non fi allegava efempio limile di crudeltà fotto i precedenti Principi. Che Libri di Religione leggelfe quello Monarca, non vel faprei dire. Di quefta sfigurata Religione viene ac- R 4 cufato /