-SE» 106 «C> Oltrc alla casa del canevo, ossia all’emporio ed ai laboratorii pel canape, e dal luogo da costruire le gomine, che, quantunque annessi all’arsenale, sembra avessero un ingresso totalmente separato, come lo ebbero fino al 1779, nel quale anno si aperse una gran porta all’ officina corderia, comunicante coll’ interno del ricinto, si stabilirono sull’ area acquistata nuovi cantieri, ne’ quali lo slancio delle galee al mare operavasi al lembo di tramontana. Venne posto in comunicazione questo primo ingrandimento col vecchio arsenale mediante 1’ apertura manufatta del rivo denominato delle Stoppere, che è il primo canale sulla darsena a destra di chi entra nel primo ricinto. Si eressero pur anco, forse col parere di Andrea da Pisa, alcune officine, de’ locali per magazzini e per deposito di remi, e più tardi, cioè verso il 1590, vennero costruitele fonderie, che per avanti erano in quel sito della città assegnato per asilo agli Ebrei, e che diciamo Ghetto dalla voce toscana guitto o ghitlo (sordido), secondo il Muratori, oppure dalla voce ebraica o rabbinotalmudica ghet (separazione), secondo attesta il Buxtorfio, e non dalla parola italiana getto ( fusione ), come male sospetterebbe il nostro Gallicciolli. Pure, se si volesse prestar fede alla pianta elevata di Venezia, comunemente attribuita ad Alberto Durerò anno MD, converrebbe credere che, al terminare del XV secolo, in questa prima aggiunta pochi fossero i fabbricati. Mediante però breve confronto è facile restare convinti che la pianta stessa, altronde ammirabile, non è punto fedele nella delineazione interna dell’ arsenale. Per esempio, que’ vasti fabbricali, ora denominati le vecchie sale d’armi, non compariscono in quel tipo, eppure esistevano fino dal 1^76, della qual cosa siamo fatti certi, e dal carattere dell’edifizio, e da una lapida avente tre stemmi e l’anno stesso MCCCCLXXV1, tuttora infissa iu una muraglia all’ alto di quel fabbricato. La quale apparente infedeltà trova ampia giustificazione pel qualsiasi celeberrimo autore, altronde esattissimo, nella rappresentazione dell’intiera città, polendosi con ragione credere che gli eccelsi magistrati della repubblica abbiano a lui vietato una precisa rappresentazione interna di