77 ducale, e colle parole: respvblica veneta posle nel contorno ; e simile si fece il mezzo tallero. Accollo questo con favore nei primi anni, non ottenne in seguito lo smercio che speravasi pel Levante, nè si combinarono quelle ricerche dei negozianti, colle quali, come si disse, miravasi di utilizzare alla zecca le annuali provvisioni dell’oro, che occorreva per la facitura degli zecchini. Perciò, proseguitosi il primo disegno anche dal doge Foscarini, sotto il Mocenigo se ne tentò una riforma ; e col decreto 6 febbraio 17G8, si adottò il nuovo conio (tav. IV, n. 7), per cui prestarono la loro opera l’ingegnere Ferracina e l’incisore Schabel, e si figurò col leone ritto sulle due zampe avanzate che tiene il libro, e colla figura della repubblica ornata con diadema invece di corno ducale. Inoltre col decreto istesso confermalo essendosi il suo intrinseco di grani 401, e che sia moneta di commercio, massime cogli Ottomani, se ne diversificò la valuta, che si conguagliò ad un ducato ed un quarto d’argento, cioè a lire 10 veneziane, o a lire 21:10 di Dalmazia ; permettendosi che a tal prezzo fosse colà ricevuto anche nelle pubbliche casse. Tal misura però, qualunque ne sieno state le cause, non apportò vantaggio, e venne anzi accagionata di disordini, per cui, con nuovo decreto 29 settembre 1779, si rinnovò la tariffa di prima, cioè il prezzo di mezzo zecchino ; ordinandosi ancora i suoi spezzati, cioè, oltre il mezzo tallero, il quarto e l’ottavo, che si trovano di ambidue gli ultimi dogi P. Renier e L. Manin. La moneta da 10 lire, ad imitazione del tallero suddetto, per decreto 50 giugno 1797 coniata dalla zecca veneta col suo nome, e che dovrebbe esser del peso normale di grani 350, col peggio '200, e perciò col fino di grani k$hv/n, non entra nel periodo di questi cenni istorici, che soltanto abbracciano le monete di Venezia dalla sua origine fino ai 12 maggio 1797.